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Cronaca

Guerriglia a Delianuova, al via il processo

Inserito da (admin), lunedì 19 gennaio 2004 00:00:00

Guerriglia a Delianuova: è stata fissata per venerdì 23 gennaio la data d'inizio del processo che vede imputati gli ultrà della Cavese per violenza negli stadi. Più di una trentina i tifosi rinviati a giudizio con diversi capi d'accusa, che vanno dalla resistenza e lesioni a pubblico ufficiale all'ipotesi di danneggiamento. La Procura di Palmi ha deciso di procedere in maniera separata, avviando singoli procedimenti per ciascuno degli imputati rimasti coinvolti negli scontri del 3 novembre 2002 dopo la gara Delianuova-Cavese. Fatta la conta dei danni ed avviate le indagini, da subito le versioni prodotte dagli agenti del Commissariato di Cava, che seguirono la trasferta dei tifosi della Cavese, e quella dei Carabinieri di Palmi non collimarono. Da una parte, la ricostruzione messa in piedi dalla Questura di Salerno sulla base della testimonianza dei tre poliziotti in forza al Commissariato di Cava che scortarono i 40 tifosi al campo del Delianuova. Dall'altra, la ricostruzione dei dirigenti della Questura di Reggio Calabria. Su un aspetto, però, tutti furono concordi: ad innescare il pomeriggio di follia fu la decisione degli ultrà cavesi di non pagare il biglietto d'ingresso di 10 euro. È fuori dallo stadio, davanti ai botteghini, che scoppia la prima rissa. Dopo la fine della gara, dall'unica tribuna dello stadio escono i tifosi locali armati di spranghe e pietre (armi entrate regolarmente all'interno dell'impianto). I tafferugli che seguono coinvolgono l'intero paese. Inizia la caccia al tifoso della Cavese. Dai balconi vola di tutto: spranghe, sassi, mazze di legno. Gli agenti sparano alcuni colpi di pistola in aria. L'auto della Polizia viene distrutta, contusi 2 agenti, feriti 15 tifosi aquilotti. Più di 30 ultrà richiedono le cure dell'ospedale di Gioia Tauro. Uno dei sostenitori della Cavese è costretto a gettarsi da un ponte, procurandosi la frattura degli arti inferiori. Altri tentano di mettersi in salvo in un'ambulanza della Croce Rossa. In attesa dell'avvio del processo, nei mesi scorsi si è registrata la clamorosa sentenza della Corte di Cassazione, che ha annullato senza rinvio il provvedimento di diffida dal campo ed obbligo della firma, convalidato nel febbraio scorso dal Gip Di Matteo su richiesta del prefetto, per uno dei tifosi della Cavese coinvolti negli incidenti del dopo partita. Si tratta di Pierpaolo Chiafalà, 28 anni, giunto in Calabria con la sua auto insieme ad un gruppo di amici. Nel corso dei violenti incidenti, Chiafalà fu fermato dalla Polizia all'interno di un'ambulanza - dove secondo la sua versione aveva tentato di rifugiarsi - e denunciato per violenza negli stadi. I suoi avvocati, i fratelli Marco ed Alfonso Senatore, hanno presentato ricorso in Cassazione contro il provvedimento di diffida per mancanza di presupposti e di motivazioni valide da giustificare la misura cautelare. Il ricorso è stato accolto dalla Corte di Cassazione. Il 23 gennaio anche Chiafalà dovrà ritornare in aula per rispondere dell'accusa di violenza negli stadi.

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