Tu sei qui: CronacaGli imprenditori in fuga da Cava
Inserito da (admin), martedì 18 maggio 2004 00:00:00
Dopo la dismissione del settore tabacchi, che ha portato alla perdita di centinaia di posti di lavoro, l'economia cavese continua a perdere colpi con l'esodo in altre città di industrie e lavoratori e con l'azzeramento del relativo indotto locale, che allarga il deficit ad un numero maggiore di famiglie che stentano ad arrivare a fine mese. Negli ultimi tempi due aziende si sono trasferite altrove, con il relativo disagio, anche in termini economici, di circa un'ottantina di dipendenti, mentre si fa preoccupante la crisi anche della storica industria di arti grafiche "Di Mauro", il cui personale (circa 120 persone) è entrato in regime di cassa integrazione, con reparti che lavorano a singhiozzo. «Avremmo voluto restare a Cava - dichiara Franco D'Amico, titolare di una ditta agroalimentare - ma non è stato possibile. Abbiamo cercato soluzioni locali, ma ci siamo arenati contro lo scoglio di una zona industriale ancora bloccata da vincoli burocratici e situazioni incancrenite di vecchie prelazioni su terreni detenuti da aziende anche fallite, che non permettono la realizzazione di piani industriali di chi ha necessità di svilupparsi. L'immobilismo del Comune, poi, che avrebbe dovuto fare ferro e fuoco per trovare una soluzione, non ha certo dato un mano». La "D'Amico" si è trasferita nei Picentini, mentre il pastificio "La Bolognese" a Contursi. «Il territorio cavese, purtroppo, non permette grandi espansioni per la limitazione degli spazi - afferma Pasquale Milito - e per i prezzi esorbitanti dei terreni. Ma è anche una questione di volontà politica che non supporta adeguatamente quelle aziende che hanno tali necessità». Le soluzioni potrebbero essere i condomini industriali e le aree Pip (Piani insediamenti produttivi), ma ci sono problemi ancora irrisolti. «La possibilità di utilizzare i condomini industriali - dichiara Renato Farano, presidente di Assimpresa - è ancora inutilizzabile per la mancanza dei regolamenti attuativi che ne bloccano l'impiego, pertanto ci troviamo ancora con una zona industriale ferma al 1992. Al momento, l'Asi ha iniziato un censimento dei terreni disponibili nella zona industriale. Nel contempo, però, l'Amministrazione comunale potrebbe avviare la costituzione dei Pip, individuando le aree disponibili non soggette alla gestione dell'Asi, che consentirebbe agli imprenditori soluzioni alternative». Altre fibrillazioni provengono dal settore bancario, con piani di sviluppo che penalizzano strutture e dipendenti cavesi destinati ad altre sedi. «L'impegno dell'Amministrazione in questo settore - replica il sindaco Messina - è massimo. Bisogna rendersi conto, però, che il sistema industria non è compatibile con gli spazi molto ridotti del nostro Comune. Mi auguro che questa trasformazione in atto porti all'insediamento di attività compatibili con il nostro territorio, come la produzione di prodotti di qualità, e soprattutto connesse allo sviluppo turistico della città. Solo così potremmo avere effetti positivi in termini di occupazione e sull'economia della città».
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