Tu sei qui: CronacaDistrutte le panchine in Largo Bonifacio
Inserito da (admin), lunedì 18 marzo 2013 00:00:00
“Ed io pago”, affermava in uno noto film il principe Antonio De Curtis, in arte Totò, la cui casata ha origini a Li Curti, della Frazione di Sant’Arcangelo, di Cava de’Tirreni. «Ai nostri tempi, eppure non sono nato nel dopoguerra, questo non è mai successo», ci ha detto a voce alta e stizzito il nostro concittadino Alfredo D., uno dei tanti che fanno parte della “società civile” cavese.
Anch’io, come tanti, nati negli anni ’70, siamo stati ragazzi, ma questi di oggi non hanno rispetto di niente e di nessuno e mi permetto di aggiungere che la responsabilità è totalmente dei genitori, visto che anche agli addetti all’istruzione scolastica sono state tarpate le ali. Guai a richiamarli; partono le querele! Noi aggiungiamo: ecco i risultati!
I ragazzi odierni hanno bisogno di spazi dove fare aggregazione, lamentano i genitori, ecco che le amministrazioni che si sono alternate nell’ultimo trentennio hanno decorosamente arredato la città, posizionando anche non poche robuste panchine (di pregiata pietra bianca) a ridosso dell’area che fiancheggia la Concattedrale di Santa Maria della Visitazione, sede della Parrocchia di Sant’Adjutore: area che da piazza Vittorio Emanuele III, toccando piazza Bonifacio IX (il Papa che il 7 agosto 1394 elevò le Terre di Cava, che comprendevano gli attuali territori di Cava de’Tirreni, Vietri sul Mare e Cetara, frazioni e località comprese, al rango di Città) congiunge piazza Eugenio Abbro. Col progetto “Adotta un’aiuola” talune imprese floricole cavesi hanno realizzato delle singolari aiuole, decorandole anche con rappresentativi murales, ma tutto questo ai giovani cavesi poco interessa, visto che le calpestano giocandoci a pallone sopra, fino a distruggerle.
A farne le spese questa volta, la notte fra venerdì 15 e sabato 16 marzo, ad opera di una schiera di delinquenti, non parchi d’aver distrutto, mesi or sono, le panchine poste a fronte delle pareti perimetrali della Concattedrale, quattro sedili di pietra bianca, andati letteralmente distrutti. Ovviamente, “nessuno ha visto e nessuno ha sentito”, e poi ci lamentiamo dell’omertà siciliana!
«Vorremmo dire al Signor Sindaco Marco Galdi - ci dichiarano Antonio, Salvatore, Gennaro e Peppino, attempati pensionati che tutte le mattine troviamo assisi sulla panchina che cinge la “fontana dei delfini” - di far installare una serie di telecamere almeno nel borgo porticato e nel mentre, se non ci sono soldi disponibili, chiedere una maggiore vigilanza alle forze dell’ordine, visto che la Polizia Locale alle 22 smette l’attività. Quando uno di questi inqualificabili ragazzi viene sorpreso a distruggere gli arredi cittadini da noi pagati - hanno aggiunto - devono chiamare i genitori e fare pagare di tasca propria i danni causati».
Una giusta sollecitazione, diciamo noi, ma osiamo aggiungere: dopo le 22 il territorio di Cava de’Tirreni, che consta del borgo e di 22 frazioni, può disporre, il più delle volte, di una sola volante della Polizia di Stato, ma i genitori di questi devastatori dove sono? Di tanto in tanto si recano in questi luoghi ove si radunano i figli e vigilano sul loro comportamento? La nostra domanda non avrà mai una risposta, ma intanto i danneggiamenti alle cose pubbliche (panchine, pilieri, facciate dei palazzi, pavimenti, parchi pubblici, ecc.) si susseguono e non si fermeranno.
Citiamo degli esempi: le oscenità scritte sulla facciata della Concattedrale o sul piliero del portico posto di fronte alla fontana, imbrattato di vernice blu, con l’aggiunta delle numerose locandine (formato A4) affisse davanti agli storici palazzi del borgo, che reclamizzano ogni cosa. Visto che i ragazzi non hanno compreso cosa vuole significare vivere in uno Stato democratico, è ora di agire, non possiamo continuare a far finta di niente. Una costante vigilanza, semmai in abito civile, ed una ferma repressione, chiamando in causa i genitori, è la “medicina ideale” per fermare il proliferarsi del male distruttore-deturpatore che sta investendo Cava de’Tirreni.
Livio Trapanese
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