Tu sei qui: CronacaDichiarazioni proibite, Farano licenziato
Inserito da Il Salernitano (admin), martedì 11 febbraio 2003 00:00:00
Sollevato dall'incarico senza mezzi termini: è accaduto all'imprenditore cavese Renato Farano, rappresentante cittadino in seno al Consorzio ASI, che è stato allontanato dall'incarico dal sindaco Alfredo Messina per alcune dichiarazioni rilasciate alla stampa. Ma ripercorriamo brevemente le tappe che hanno portato all'allontanamento di Farano, noto imprenditore metelliano che opera nel settore della ceramica. Tutto ha avuto inizio con una decisione delle Regione Campania, che ha individuato le zone di eccellenza di produzione della ceramica artistica e tradizionale a Vietri sul Mare, Capodimonte e nelle beneventane Cerreto Sannita e San Lorenzello, escludendo la Valle metelliana, che pure detiene il primato, come fatturato e produzione, di importante centro ceramistico del Sud Italia. Le aziende cavesi non potranno nemmeno fregiarsi del marchio "Ceramica artistica e tradizionale di Vietri", riservato solo a chi risiede e produce nel centro costiero. Da qui le dichiarazioni di Renato Farano, presidente Assimpresa: «Aspettavamo che ci fosse un intervento dell'Amministrazione comunale su Regione e Ministero delle Attività produttive. Il Comune, invece, è completamente assente su questa problematica». Non l'avesse mai detto. Metodi dittatoriali, applicati da Messina, hanno fatto il resto e Farano è stato sollevato dall'incarico. Una mossa sbagliata, quella del sindaco metelliano, che, cercando di tappare la bocca a Farano, continua a gettare più ombre che luci sul suo modo di amministrare a Cava de' Tirreni. Massima solidarietà è stata offerta da più parti a chi esprime, democraticamente e con dichiarazioni pubbliche, una sua posizione sull'attuale stato del settore commerciale, ed in particolare ceramistico, nella Vallata. Risposta tutt'altro che democratica è stata quella del primo cittadino. «Ho finora atteso invano - ha spiegato Messina - una smentita o una precisazione da Farano. Devo presumere, quindi, che quanto pubblicato corrisponda correttamente ad una sua precisa e legittima opinione». Precisa e legittima, dunque. Come mai, allora, si è deciso per vie così estreme? «Mi preme evidenziare - continua il primo cittadino - che di questa Amministrazione comunale Farano è parte integrante, essendo suo rappresentante, su mio formale provvedimento di nomina, nel Consorzio dell'Area di Sviluppo Industriale. Mi duole constatare le sue lamentele circa l'assenza della nostra Amministrazione comunale. Egli dimentica non solo che la sua nomina fiduciaria nel predetto Consorzio deriva proprio dall'attenzione da me riservata al settore produttivo della ceramica, ma anche il ruolo centrale nell'economia cittadina da me assegnato all'arte ceramica». Un ruolo che non si può contestare a Messina, che, ad onor del vero, proprio sul settore ceramico ha fatto confluire notevoli sforzi, presumibilmente, però, non sufficienti, stando al malumore di chi opera da anni in questo settore. «Per questo - conclude Messina - sono particolarmente dispiaciuto per i suoi gratuiti ed ingenerosi rilievi, che, peraltro, non rispondono affatto al vero, considerato l'impegno silenzioso e non sbandierato, ma costante nel tempo e tenace nei contenuti, che sin dai primi giorni del mio insediamento ho profuso nell'interesse del settore ceramico. Ad ogni modo, ciò che ritengo più grave e rilevante è che lo scambio di vedute sui temi di natura amministrativa e politica si svolga nelle sedi appropriate e non sulle pagine di un quotidiano. In assenza di pubblica smentita, devo, pertanto, ritenere che sia reciprocamente venuto meno il rapporto fiduciario». Risultato: Farano licenziato in tronco. Una decisione che ha infiammato il dibattito politico e non solo, suscitando numerose reazioni. «Esprimo la mia solidarietà - ha dichiarato il consigliere provinciale di An, Alfonso Senatore - all'amico Farano. Messina ha usato metodi arcaici e dittatoriali. Se questo è il suo modo di amministrare, non oso prevedere il futuro di Cava».
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