Tu sei qui: CronacaDelitto Boccia, pena ridotta alla Scoppa
Inserito da Il Mattino (admin), martedì 19 marzo 2002 00:00:00
Riconosciuta la seminfermità mentale: i giudici riducono ad otto anni di reclusione la pena emessa in primo grado contro Maria Grazia Scoppa (nella foto in alto), la 40enne di Passiano che, nel novembre del '99, uccise durante il sonno con cinque martellate alla testa Antonio Boccia, 59enne di Vietri sul Mare, conosciuto come il «maestro» per la sua abilità di ceramista. Ieri mattina la Corte di Assise di Appello del Tribunale di Salerno, presieduta dal dottor Bassi, ha accolto il ricorso presentato da Marco ed Alfonso Senatore, legali della donna, dimezzando la condanna da sedici ad otto anni di reclusione. Il collegio giudicante, dopo aver letto la perizia del dottor Biagio Falivene, incaricato come perito supervisore, ha riconosciuto la seminfermità mentale della donna e le relative attenuanti.
La vicenda
A pesare sul verdetto il contenuto della relazione psichiatrica: un fascicolo voluminoso, in cui il perito Falivene ha raccolto i referti delle visite mediche ed il resoconto di un ciclo di colloqui durato ben sessanta giorni. Era il gennaio scorso quando, nel corso della prima udienza di appello, la Corte di Assise di Appello aveva accettato la richiesta presentata dagli avvocati della donna, Marco ed Alfonso Senatore, di nominare un nuovo esperto per valutare le condizioni mentali della donna al momento dell'omicidio. Richiesta accordata, giacché dalla lettura degli atti processuali i giudici avrebbero ravvisato delle incongruenze tra le precedenti consulenze psichiatriche di parte, tali da rendere necessaria una nuova perizia. Ieri mattina la sentenza definitiva. I giudici hanno dimezzato la condanna: otto anni rispetto ai sedici di reclusione decisi dal gup De Stefano presso il Tribunale di Vallo della Lucania.
La perizia
Sulla base dei risultati emersi dalla perizia di Guido Milanese (perito nominato dalla difesa), la linea difensiva mirava a dimostrare la totale incapacità di intendere e di volere della donna al momento dell'omicidio. Tra gli elementi di prova portati in aula, la stessa confessione della donna, che denunciò l'omicidio recandosi alla Stazione dei Carabinieri, ed il tentativo di soccorrere il compagno con del ghiaccio sul cranio. Inoltre, la relazione stilata dal perito Milanese metteva in luce anche traumi adoscenziali: la donna soffriva, secondo lo psichiatra, di una sindrome depressiva reattiva, che l'avrebbe costretta più volte a ricorrere alle cure di centri specializzati. E le testimonianze, raccolte dai Carabinieri nel corso delle indagini, raccontavano di un suo tentativo di suicidio in giovane età. Con il passare degli anni, però, quell'aggressività repressa l'avrebbe manifestata con «raptus» di violenza. Come nella terribile notte di Centola, quando, armata di martello, fracassò il cranio del suo compagno, per poi confessare, nel corso di una drammatica deposizione, il presunto movente. Dopo la perdita della madre, scomparsa qualche tempo prima, Maria Grazia aveva impersonificato in Antonio Boccia (nella foto in basso) il colpevole, colui che le aveva separate per sempre e che, dunque, meritava di essere punito.
GLI AVVOCATI DELLA SCOPPA RICORRONO IN CASSAZIONE
«È malata, sconti la pena in una casa di cura»
Si dicono particolarmente soddisfatti del verdetto: per gli avvocati Marco ed Alfonso Senatore, che hanno difeso Maria Grazia Scoppa, la riduzione ad otto anni di reclusione è senza dubbio una vittoria. La loro battaglia legale, però, non è conclusa: a sole poche ore dalla sentenza, hanno annunciato di presentare ricorso in Cassazione. «Fin dall'inizio del processo - precisano - la nostra linea difensiva mirava a provare l'infermità mentale della nostra assistita e le sue precarie condizioni di salute. Pertanto, continueremo il nostro lavoro, presentando ricorso in Cassazione, oltre a richiedere che la pena venga scontata in un istituto di cura».
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