Tu sei qui: CronacaDalla festa alla tragedia, addio Catello
Inserito da (admin), martedì 18 aprile 2006 00:00:00
Un crudele destino gli ha teso il tranello fatale sulla via del ritorno dalla nottata di festeggiamenti, consumata a Cava insieme a dirigenti, compagni di squadra e tifosi dopo la conquista della sospirata promozione in C1. A pochi chilometri da casa, nei pressi dello svincolo di Castellammare della Na-Sa, il suo New Beetle si è cappottato, schiacciandolo senza scampo. Catello Mari se n'è andato così proprio nel momento più bello.
Moltissimi tifosi metelliani tra quelle migliaia di persone, nel silenzio rotto solo dai singhiozzi del pianto di rabbia e di amarezza che ha accompagnato tutta la cerimonia funebre. Uno di loro, quando si è avvicinato alla mamma di Catello, si è sentito cadere il mondo addosso. Lei gli ha detto: «Catello vi ha regalato la C1». Un sacrificio, il suo, che ha pagato, beffardo segno del destino, con la propria morte. Catello non morirà mai. Ad imperitura memoria della storia calcistica della città. Al funerale l'intera dirigenza biancoblù, l'allenatore Campilongo, lo staff tecnico, i compagni di squadra. Nessuno se l'è sentita di rilasciare dichiarazioni. Le loro lacrime sono state eloquenti del dolore provato per quel ragazzo pieno di allegria, strappato alla vita da un tragico destino di morte.
Migliaia di stabiesi, tantissimi sportivi di Castellammare, hanno voluto testimoniare la loro vicinanza al dolore della famiglia Mari e del papà Giuseppe, ufficiale dell'Arma. Il portiere Iezzo, Ametrano, Gigi Imparato, Pasquale Matarese tra gli altri. Al loro fianco, a piangere per la morte di un amico, altre personalità del calcio nostrano. La Nocerina, ad esempio, con il suo dirigente Francesco D'Angelo, l'allenatore Roberto Chiancone ed il portiere Giovanni Schettino. Ma soprattutto c'erano, seduti sugli stessi scranni, tifosi aquilotti e stabiesi. Fianco a fianco, hanno testimoniato la voglia di onorare la memoria di Catello Mari, figlio della terra stabiese, ma eroe da due anni del miracolo Cavese.
Nella città dei portici il clima è sempre più surreale. Come la Pasqua, trascorsa con le lacrime agli occhi. Per la promozione conquistata finalmente dopo anni di fallimenti c'era voglia di iniziare una festa che potesse durare un mese intero. I segnali erano in tal senso. Interi rioni si erano rifatti il look, colorandosi di bianco e di blu con bandiere, striscioni, nastri da una parte all'altra dei palazzi. La festa per la promozione in C1, campionato abbandonato la bellezza di 20 anni addietro, anelata da tutti. Tifosi e non, sportivi e semplici cittadini. Invece, quella notizia shock all'improvviso. Un risveglio amaro, proprio mentre tutti si apprestavano, dopo l'assaggio del sabato sera, alla grande abbuffata di festa.
Increduli, i tifosi hanno accolto l'eco delle notizie che annunciavano la tragica fine del loro eroe. Perché Catello Mari i cuori dei cavesi li aveva conquistati con la sua passionale carica agonistica e per l'attaccamento alla maglia. Un attaccamento ogni domenica confermato in un abbraccio più che simbolico con la sua Curva. Dentro e fuori le mura del "Lamberti". Ultrà nella vita e non solo alla partita. Lo slogan caro ai supertifosi metelliani era diventato anche il suo personale slogan. Quell'incidente maledetto sulla Salerno-Napoli ha spezzato l'incantesimo che si era impossessato della città, stregata dalle gesta della squadra e dalle sue imprese. Ed ora nessuno ha più voglia di far festa. Nessuno se la sente di sventolare le proprie bandiere. Non è il momento di gioire. Ma di piangere per l'ultimo, funesto volo di un aquilotto.
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