Tu sei qui: CronacaAuto incendiata, sbagliata la vittima
Inserito da Il Mattino (admin), martedì 14 gennaio 2003 00:00:00
I primi risultati degli esami, eseguiti sulla bottiglia rinvenuta all'interno della Mercedes di Roberto Sorrentino, confermano la tesi degli investigatori: è stato il liquido infiammabile, contenuto nella bottiglietta, a provocare l'incendio. La Polizia ritiene che chi ha appiccato il rogo abbia prima infranto il finestrino, poi lanciato la molotov di fattura artigianale all'interno dell'abitacolo. La ricostruzione dell'incendio non ha dissipato, però, tutti i dubbi, tant'è che sono in corso ulteriori indagini. L'incredulità del giovane assicuratore, proprietario dell'auto andata in fiamme, rende ancora più difficile il lavoro degli agenti della Polizia. Anche per gli investigatori l'attentato sembrerebbe senza movente. Al momento, la pista più accreditata, venuta fuori già dai primi rilievi, prenderebbe in esame l'ipotesi di uno scambio d'auto e, dunque, di persone. Secondo alcuni testimoni, fermati domenica pomeriggio in via Mazzini, a pochi metri dalla Mercedes di Sorrentino c'era un'auto identica, uguale di colore e di modello, parcheggiata sullo stesso versante e scomparsa subito dopo il rogo. Gli uomini diretti dal vicequestore Sebastiano Coppola sono sulle tracce di un uomo di Angri. Non si esclude che il fatto possa essere collegato alla presenza di tifosi dell'Angri, giunti in città per assistere, su campo neutro, alla partita della squadra del cuore contro l'Ariano Irpino. Un indizio? Una coincidenza? Ricordiamo che nelle ultime settimane si sono registrati ben tre incendi di chiara natura dolosa, tra i quali il terrificante rogo al deposito della ditta di trasporti "Sorrentino", ed almeno altri due di origine sospetta o, quanto meno, non accertata dai sopralluoghi dei "caschi rossi" per mancanza d'indizi. Già negli anni passati la criminalità organizzata aveva scelto la via del fuoco per lanciare avvertimenti agli imprenditori e commercianti della zona. «Tutti gli incendi registratisi a Cava in queste ultime settimane - precisa il questore di Salerno, Luigi Merolla (nella foto in basso) - non hanno alcun minimo comune denominatore Tuttavia, ciò non toglie che si tratti di un fatto criminoso». E per i precedenti? «Non crediamo che gli altri episodi siano collegati, né tanto meno che ad agire sia la mano del racket. Senza dubbio di maggiore serietà è il caso della ditta "Sorrentino", dietro il quale si cela un retroscena criminale». Gli inquirenti restano con le bocche cucite. Le indagini tese a svelare il giallo sono coperte da segreto istruttorio. Gli investigatori continuano ad esaminare i tabulati telefonici degli ultimi mesi per individuare possibili incursioni. «Anche se Cava è conosciuta - aggiunge il questore Merolla - come piccola Svizzera, non si trova certo in Svizzera. Con questo voglio dire che non è del tutto aliena dai fenomeni criminali che investono i centri limitrofi. Per di più, Cava ha avuto un suo clan, del quale esistono ancora delle ultime pendenze». In concreto, sarà alzata la soglia di attenzione? «Continueremo il nostro lavoro. Cava - precisa Merolla - è ben presidiata dal Commissariato locale, diretto dal vicequestore Sebastiano Coppola. In ausilio, poi, ci sono gli uomini della nostra Squadra Mobile e del Nucleo Operativo».
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