Tu sei qui: CronacaAssolti i due ultrà della Cavese
Inserito da (admin), venerdì 23 aprile 2004 00:00:00
Un verbale della Polizia locale: una ricostruzione dettagliata, stilata dagli agenti impiegati per il servizio di scorta ai tifosi diretti a Delianuova, che spiega come gli stessi poliziotti furono costretti a sparare in aria per difendere alcuni ultrà della Cavese finiti nel mirino dei tifosi calabresi. È stato questo rapporto, fatto inserire dagli avvocati Alfonso e Marco Senatore tra gli atti del processo, insieme ad altri rilievi e prove, a convincere il giudice del Tribunale di Reggio Calabria ad assolvere i due baby tifosi (oggi maggiorenni) Massimiliano Memoli e Claudio Vernacchia, accusati di resistenza a pubblico ufficiale per gli scontri scoppiati al termine della partita Delianuova-Cavese. Ieri mattina, dopo mezz'ora di discussione, il giudice Giuseppe Di Bella ha respinto la richiesta di perdono giudiziale avanzata dal pubblico ministero ed ha assolto i due giovani tifosi per non aver commesso il fatto. Arriva, così, una delle prime sentenze (la posizione di un terzo minorenne cavese è stata stralciata per un vizio di forma) nella lunga serie di processi che vedono coinvolti rappresentanti delle due tifoserie, accusati a diverso titolo della guerriglia divampata a Delianuova il 3 novembre del 2002. Memoli e Vernacchia, difesi dagli avvocati Alfonso e Marco Senatore, in sede di udienza preliminare del gennaio scorso erano stati rinviati a giudizio, respingendo la possibilità di ottenere il perdono giudiziale. A far propendere per la strada del processo è stata la convinzione da parte dei loro legali di poter dimostrare l'innocenza ed evitare così una sentenza che, se pur clemente, avrebbe significato una condanna a tutti gli effetti. Ieri mattina i due giovani si sono presentati in aula. Venuta meno la testimonianza dei Carabinieri calabresi, che già in sede di riconoscimento avevano presentato dichiarazioni discordanti, la difesa ha chiesto di poter mettere agli atti un rapporto della Polizia metelliana ed alcuni rilievi che dimostravano la mancanza di foto degli incidenti e di prove per il riconoscimento dei due tifosi come autori dei fatti loro contestati. Decisivo il resoconto della Polizia. Gli agenti hanno ricostruito le diverse fasi degli scontri, indicando fra l'altro la necessità di sparare in aria per difendere i sostenitori della Cavese. In aula è stato ricordato anche l'episodio di un giovane ultrà, costretto a rifugiarsi in un'ambulanza della Croce Rossa per sfuggire ai tentativi di aggressione dei tifosi calabresi, impegnati in una vera e propria caccia ai supporters biancoblù.
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