Tu sei qui: CronacaAnziano e malato, lo sfrattano
Inserito da (admin), martedì 5 luglio 2005 00:00:00
Si è visto recapitare l'avviso di sfratto a casa e non si è più controllato per la rabbia: si è scagliato prima contro il carabiniere e l'ufficiale giudiziario che gli avevano recapitato il provvedimento, poi contro il suo stesso avvocato. Solo dopo aver ottenuto una proroga fino al 14 luglio, dietro le esibizioni di alcuni certificati medici che attestavano il suo precario stato di salute, si è arreso. È accaduto in un appartamento di via Oreste Di Benedetto. Protagonista dell'episodio Luigi Senatore, 91 anni suonati ed un passato da militare, con la terribile esperienza dei campi di deportazione nel lontano 1943. Appena visto l'ufficiale giudiziario, avrebbe dato in escandescenza. Esasperato per una vicenda che si trascina da ormai 7 anni, oggi l'uomo, sostenuto dal figlio, ha deciso di presentare un esposto alla Procura della Repubblica. «Nel 1994 mio padre era in cerca di un'abitazione - racconta il figlio Ciro - e per questo accettò la proposta avanzata da quella che doveva diventare la sua padrona di casa. Gli proponeva di prendere in locazione il piano terra dell'immobile di via Di Benedetto, pur essendo ancora allo stato grezzo, a condizione che anticipasse la somma di 20 milioni delle vecchie lire per il condono edilizio e si impegnasse a completarlo». Nel corso del 1998 Senatore, già colpito da alcune malattie invalidanti, si trasferì nell'appartamento con la sua famiglia. «Il canone di locazione era in nero - spiega il figlio - ma nel 2000 mio padre, già indebolito dalla malattia, acconsentì in mia assenza di firmare un contratto di affitto quadriennale, con proroga per uguale periodo. Mentre mio padre aveva versato già la somma per il condono e gli affitti in nero, l'appartamento fu dato in donazione e nel 2003 gli fu intimato lo sfratto». Iniziò, così, l'azione di sfratto. In seguito a ricorsi e rinvii, l'esecuzione è stata fissata per il giugno di quest'anno e poi prorogata a luglio. «Lascia perplessi - denuncia il figlio - la celerità con cui si è dato seguito al provvedimento. Non si è tenuti conto delle gravi condizioni di salute di mio padre. È questo il modo di amministrare la giustizia? È forse colpa di mio padre se non ha santi in Paradiso? Abbiamo deciso di scrivere alla Procura di Salerno affinché faccia chiarezza sulla vicenda». Nel giro di un paio di anni in città si sono registrati diversi casi di donne e giovani che, in preda alla disperazione, hanno tentato un gesto estremo, conviti che fosse l'unica via di uscita per la loro esistenza segnata dal grave problema della mancanza di un tetto. È la storia del giovane incatenato al Poliambulatorio di via Gramsci. La madre invalida era stata privata dell'erogazione gratuita dei presidi sanitari. Simile la storia di un altro ragazzo, che minacciò di darsi fuoco davanti al Palazzo di Città per sostenere la madre, anche lei invalida e costretta su una sedia a rotelle. Lo scorso anno l'81enne Carmela Scognamiglio iniziò lo sciopero della fame perché non voleva lasciare la casa dove aveva abitato per più di 40 anni. Infine, qualche settimana fa la storia di Pupetta, sfrattata dopo 36 anni dal suo appartamento in via Sala. Costretta in un monolocale umido, senza corrente elettrica, dove a fatica riesce a trovare spazio per un letto sui cui sdraiarsi, ha tentato di farla finita, lanciandosi dalle scale di quella che da appena sei giorni era la sua nuova casa.
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