Tu sei qui: CronacaAntenne, cittadini sul piede di guerra
Inserito da Il Salernitano (admin), venerdì 18 aprile 2003 00:00:00
Sulle antenne che saranno collocate sul territorio metelliano è arrivato l'ennesimo parere tecnico positivo da parte dell'Arpac, ma i cittadini cavesi continuano la loro mobilitazione, esprimendo un secco "no" a tali installazioni. Questa volta, l'Arpac ha valutato le emissioni di onde elettromagnetiche previste per l'impianto di telefonia mobile che l'Amministrazione ha deciso di installare sul tetto di Palazzo di Città. Un impianto che verrà utilizzato per la nuova tecnologia di terza generazione, l'Umts. In precedenza, erano già giunti i pareri positivi su altri due siti individuati nel piano di regolamentazione ideato dai tecnici comunali (i tralicci dell'illuminazione dello stadio comunale "Simonetta Lamberti" ed il serbatoio idrico di Monte Castello). Ma i cittadini cavesi non ci stanno e continuano a raccogliere le firme per la presentazione di una petizione popolare contro le antenne. Cresce, dunque, la paura per le possibili conseguenze dannose sull'organismo umano, anche perché i siti prescelti sono molto vicini agli insediamenti urbani. Per valutare meglio la situazione abbiamo interpellato Roberto Monaco, ricercatore senior del CNR-Napoli, e Giuseppe Vitiello, docente di "Fisica Teorica" presso l'Università di Salerno. Quali sono gli effetti sul nostro organismo delle onde elettromagnetiche usate in telefonia mobile? «Queste radiazioni sono dette "non ionizzanti", perché non sono in grado di "strappare" elettroni alle molecole che compongono le sostanze biologiche. Esse possono mettere in oscillazione queste molecole, creando effetti classificabili in effetti da riscaldamento ed effetti atermici. L'energia assorbita dal corpo si misura in Watt per Kilogramma di massa corporea. Ricerche condotte su cavie animali hanno mostrato che un'esposizione mediata su tutto il corpo di 2 W/Kg produce l'aumento medio della temperatura corporea di 1 grado centigrado. L'assorbimento di 4 W/Kg produce danni strutturali ai tessuti. Questo valore, quindi, è assunto come soglia di pericolo serio per l'assorbimento da parte del corpo umano. Il limite su tutto il corpo viene, perciò, stabilito a 8 centesimi di W/Kg (50 volte inferiore alla soglia). Una misura certamente prudente, che al tempo stesso, però, rivela la forte preoccupazione per i possibili danni causati da basse intensità di assorbimento, ma in esposizioni prolungate. Gli organi più a rischio sono gli occhi, i testicoli e, in generale, quelli poco vascolarizzati, con una scarsa circolazione sanguigna, per i quali c'è, quindi, un minore deflusso di calore. A meno di situazioni anomale (eccessiva vicinanza all'antenna nella direzione di emissione, il caso di Cava), quelli che destano maggiori preoccupazioni sono gli effetti atermici, che non producono riscaldamento dei tessuti, ma che si sospetta possano modificare i meccanismi biologici che presiedono al "coordinamento" delle cellule che li compongono, causando, in maniera diretta o come concausa, processi tumorali. Un'esposizione di lunga durata, come quella in presenza di un'antenna, con assorbimenti anche molto bassi (anche minori di un centesimo di W/Kg), ha prodotto su cavie di laboratorio l'insorgenza di tumori ed alterazioni delle funzioni cellulari, in particolare sulle cellule neurali». Chi installa un'antenna cerca di rassicurare la popolazione circostante, garantendo che l'antenna opera entro le soglie di potenza previste dalla legge, tenendo basso, così, il pericolo da effetti termici. Ma questo basta? «No. Il problema reale è quello degli effetti atermici, sui quali si sa poco. Quello che si sa, comunque, è molto preoccupante, dal momento che, pur essendo le potenze assorbite molto basse, l'esposizione prolungata sembra indurre effetti non localizzabili in un punto specifico di un tessuto. In un organo o in un tessuto biologico, quest'onda può essere "scatenante", disarticolando il coordinamento in tessuto sano delle cellule».
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