Tu sei qui: CronacaAlla Galleria Cobbler la personale di Pietro Lista
Inserito da (admin), giovedì 23 settembre 2010 00:00:00
Domenica 26 settembre, alle ore 11.00, presso la Galleria Cobbler, sita in via Rosario Senatore a Cava de’ Tirreni, è in programma l'inaugurazione de "Le fenditure luminose", personale dell'artista Pietro Lista. A seguire, aperitivo presso il ristorante “Pappacarbone”. L'esposizione resterà aperta sino a sabato 23 ottobre.
Lo spazio che attualmente ospita la Galleria Cobbler, rimasto chiuso per molti anni, solo di recente è stato trasformato in una vera e propria, seppur piccola, galleria d’arte. Un tempo è stata la bottega di un “ciabattino”: da qui il nome “cobbler”, dalla traduzione in inglese del termine. Oggi, grazie all'iniziativa ed alla volontà dell'artista cavese Rosa Cuccurullo, si è pensato di proporla come un punto di riferimento culturale per la città metelliana.
La personale di Pietro Lista
Dalla pittura alla scultura e, viceversa, dalla scultura alla pittura. E poi, ancora, dalla luce a quello che luce non è. Il lavoro proposto da Pietro Lista - dal Lista dell’ultimo periodo, legato, questo, quasi ossessivamente, alla vuotitudine - segue un andamento visivo che fa del buio, della notte, dell’inquieto, del nero, della profondità illimitata in cui perdersi, il primo alito di una forma creativa che dialoga con i paesi dell'apparizione e dell'immaginazione, del sonno della ragione e del sogno aperto in cui le immagini sono presidiate, sorvegliate e disciplinate al fine di contenere entro limiti ben definiti un potere immaginifico pungente e spigoloso.
Azzerando la tavolozza cromatica all’essenziale, Pietro Lista recupera dagli albori del proprio discorso artistico legato a quei luoghi che vanno al di là dei recinti della pittura (al gesto primitivo ed all’irresistibilità dell’azione performativa) un gusto stilistico teso a celebrare i giardini estetici del necessario, facendo del notturno appunto, dell’assenza o della precipitosa (ed improvvisa) saliva di luce che squarcia ed incendia le tenebre ed il silenzio, l’apparecchio visuale attraverso il quale produrre un elogio (irresistibile, per l’autore) del buio e del vuoto, dell'incerto in cui spingersi per ritrovare luoghi ed occasioni dell'arte e della sua storia.
Spazio asettico, ambiente di riflessione e di pausa distensiva, sogno al quale vengono sottratte (o rubate) immagini e parole. Ma anche territorio di visione gioiosa e sommessa, regione di rigenerazione e di allontanamento dal chiasso del mondo, il buio è, per Lista, sfera d'azione in cui non solo il pensier si finge, ma naviga anche tra le ombre e le sembianze della realtà.
Scansando (e sabotando) con eleganza l'horror pleni prodotto dalla quotidianità contemporanea, Pietro Lista cerca nel silenzio delle cose - nel buio delle nuove opere che, da tempo, elabora con grande slancio e raffinatezza - un universo formale legato al recupero di un necessario horror vacui in cui rintracciare segni, spiragli, guizzi di luce, fragili lingue d'esistenza, morbide, anzi morbidissime apparizioni.
Composta da grandi tele di eguale grandezza e da 13 pietre nere installate su altrettanti cubi che tendono ad alleggerire il materiale adoperato, Pietro Lista occupa lo spazio fisico per metamorfosare la propria invasione territoriale in spazio mentale, in geografia immaginifica atta a rivalutare non solo il territorio della parete, ma anche quello dell'area transitabile (la sua inevitabile caduta nel precipizio della vita) in cui è possibile percepire un tempo adoperato come brano linguistico e come prefisso di sovrastoricità.
Perché è proprio nel fare spazio (Heidegger), nel costruire l'ambiente (dal pieno di cui è composto il vuoto, secondo alcune leggi della filosofia Zen), che l'analisi di Lista si fa strada per saltare il fosso della fenditura fontaniana e della matericità buriana con lo scopo di verificare e rintracciare, appunto nella materia e nella fenditura, una matrice di felice, genuina e forse finanche dolorosa abitabilità.
I suoi nuovi scenari - gli scenari nei quali ci trasporta (e forse ci spinge) in questa nuova visione delle cose - sono carichi di corpi e di spazi incantati in cui leggere, in silenzio ed a lungo, i brani della storia (delle storie) dell'arte per assaporare, di volta in volta, pastose punte di luce, entità minime di senso che terrorizzano o invitano lo spettatore in un vuoto pallido che brulica di leggerezza, di fragile e leopardiana quiete in cui tutto può accadere.
L'accendersi di una candela timida, il graffio germinale di un segnale consumato, l'aprirsi di una soglia lontana, la radice di un corpo o i primordi di un sorriso che non sa più a qual viso - dell'arte o della vita - appartenne.
Così, ribaltando il bianco della tela e la purezza del sudario - luogo al quale Lista ritorna, ciclicamente, per trovare la matrice di un volto o i rimasugli di un nome sbocconcellato dal tempo - in area massicciamente neutra (e neutrale), l'artista utilizza il buio e quello che il buio nasconde dietro cortine fitte ed impraticabili come stratagemma preferenziale dal quale suggere l'unità delle cose ed ingenerare, via via, una potente pausa riflessiva che coincide con il candore della vita mentre la stessa vita tace.
Recensione di Antonello Tolve
Per info e contatti:
web: www.cobblergallery.it; e-mail: rosacuccurullo@tiscali.it
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