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Cronaca

Accesso negato al Castello di Sant'Adjutore

Inserito da (admin), lunedì 18 luglio 2011 00:00:00

Non sempre si è disposti ad accettare impedimenti, peraltro inadeguatamente motivati, quando ci accingiamo a visitare beni comuni del patrimonio cittadino, specialmente quando al seguito abbiamo ospiti giunti nella “nostra” amata Città di Cava de’Tirreni da altre regioni. Questa è la morale!

Ora veniamo al fatto! Nel tardo pomeriggio di sabato 16 luglio, esattamente alle 17.30, alcuni nostri concittadini, con al seguito ospiti venuti da Regioni poste a nord dell’Arno, per visitare, per la prima volta, il mezzogiorno d’Italia, compresa la “Bologna del sud”, la “divina costiera” ed i noti siti archeologici campani, dalla località “La Serra”, della Frazione della Santissima Annunziata, si sono portati a Santa Maria a Toro, ove hanno visitato la secolare Chiesa, prima sede Parrocchiale del Distretto di Sant’Adjutore.

La tappa successiva sarebbe dovuta essere la Cappella di Sant’Adjutore, primo evangelizzatore della “valle metelliana”, posta nel cuore del Castrum omonimo. Terminata la visita alla prima storica chiesa, dal cui poggio si osserva (con lo sfondo del Vesuvio) l’agro nocerino-sarnese, il gruppo si è incamminato alla volta della sommità del Colle di Sant’Adjutore, dal quale svettano tutt’ora gli otto vessilli degli altrettanti Casali di Pistonieri cittadini e quello dell’Ente Montecastello.

Camminando, camminando, ovvero salendo, salendo, i nostri conterranei esplicitavano ai graditi ospiti la presenza dei vessilli alla sommità del Colle, sintetizzando loro l’evento della peste bubbonica del 1656, che si abbatté sul Regno di Napoli, e del conseguente “miracolo Eucaristico” che Dio nostro Padre rivolse al popolo della Città di Cava (la denominazione Cava de’Tirreni origina al 23 ottobre 1862).

Giunti dinanzi al cancello che consente l’accesso alla rocca, secolare faro di cristianità, storia e folklore cittadino, gli affaticati convenuti hanno dovuto constatare, ahinoi, che questi era chiuso con un lucchetto esterno. All’interno, però, seduti sulla panchina del terrazzo, sedevano due ragazze di cui una indossava una “pettorina” di colore arancione (forse era addetta al servizio avvistamento incendi). Chiesto alle stesse di poter vedere la Città dalla base della millenaria croce, una delle ragazze (quella senza pettorina, ma con un binocolo al collo), non sapendo dare risposta, richiedeva l’intervento di due giovani, entrambi usciti dalla stanza ove sappiamo vi è una “cucina a legna”, un camino ed altri arredi del Castello stesso.

Alla reiterata garbata richiesta d’accesso, uno dei giovani, dall’aspetto aitante e distinto, che del pari al suo compagno non vestiva alcuna uniforme o pettorina identificativa, non aprendo il cancello, rispondeva: “non è possibile entrare, è pericoloso”! Il Castello di Sant’Adjutore, per quanto ci risulta (stando ai si dice), è “pericoloso” solamente nel solaio che regge il terrazzo superiore, ove il giovedì dell’ottava del Corpus Domini, l’Arcivescovo Mons. Orazio Soricelli impartisce l’annuale Santa Benedizione alla “Città dei portici”, in direzione dei quattro punti cardinali, come avviene da 355 anni.

Una risposta che ha stupito i richiedenti visitatori, che si fonderebbe solo su questa giustificazione: ai quattro ragazzi, forse tutti appartenenti al servizio avvistamento incendi, chi li “sovrintende” avrà imposto loro di non far accedere nessuno nel Castello, negando con ciò l’uso dei beni comuni, sapendo che quel luogo è di proprietà comunale, ovvero di tutti i cittadini.

Atteso che non risulta vi sia una delibera giuntale o comunale che disponga tale veto, fermo restando che non si comprende perché destinare a tale incombenza quattro persone e non una o due, visto che sono collegate, via radio, alla Sala Operativa del Corpo di Polizia Locale, impiegando le altre due verso esigenze socio-culturali cittadine. Resta il fatto che i nostri concittadini accompagnatori, non potendo mostrare ai forestieri visitatori la sottostante valle, non sono riusciti ad affatturarli da quel luogo, che come tutti i cavajuoli sanno è uno impari apparato scenico.

Auspicando che in futuro ciò che è avvenuto sabato scorso non accada più, i dispiaciuti concittadini, facendo loro il pensiero dei tanti che hanno vissuto la stessa ingiustificata esperienza (basta ascoltare radio portici), chiedono al Signor Sindaco Marco Galdi d’impartire tempestive direttive atte a consentire la visita al Castello di Sant’Adjutore, ovviamente in orari diurni, ovvero quando il maniero è monitorato dagli addetti alla prevenzione degli incendi boschivi.

Livio Trapanese

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