Storia e StorieSei anni fa il terremoto de L’Aquila: nel 2009 la solita ‘storia italiana’

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Sei anni fa il terremoto de L’Aquila: nel 2009 la solita ‘storia italiana’

la storia non ci insegna nulla

Inserito da (admin), lunedì 6 aprile 2015 09:54:00

Sono passati sei anni dal terremoto che alle 3 e 32 del 6 aprile 2009 colpì l'Abruzzo, portando con sé 309 vittime innocenti: un bilancio aggravato dai 1600 feriti e dai circa 70 mila sfollati. Uno dei disastri più grandi degli ultimi tempi che mise a nudo le fragilità del territorio e l'incapacità dell'uomo di coglierne la bellezza senza devastarlo con l'incuria e la speculazione edilizia.

Un fatto, quello de L'Aquila, che emozionò tutta Italia e non poté passare indifferente negli occhi di chi, come gran parte di coloro che leggono queste pagine, conserva ancora il ricordo della tragedia dell'Irpinia del 1980. Il seguito fu, ed è tuttora, una storia italiana: la sfilata mediatica della politica, le promesse da marinaio sulla ricostruzione, le risate telefoniche dei costruttori che si accaparrarono gli appalti, il G8 "gossipparo", con Berlusconi che portava Obama in gita premio tra le macerie, il processo che ha condotto, recentemente, alla sentenza che in appello ha assolto i sette membri della Commissione Grandi Rischi. «Il fatto non sussiste ma uccide» hanno scritto sullo striscione i familiari delle vittime che, nel corteo commemorativo tenutosi la scorsa notte, non hanno potuto girare intorno ad una vicenda che, ad oggi, vede ancora vincere la morte e l'impunità.

Sei anni dopo non ci sono ancora colpevoli, nel centro storico de L'Aquila la ricostruzione è ancora in alto mare e nel frattempo le New Town annunciate da Berlusconi e Bertolaso a Porta a Porta cadono a pezzi, offrendo un capolavoro di spreco ed inefficienza. Perché allora, come del resto può accadere anche oggi, la tragedia servì a romanzare una storia diversa dalla realtà: una storia su cui le telecamere si accendono ciclicamente, senza raccontarne mai l'epilogo vergognoso con la stessa intensità con cui narrarono la consegna della prima casa nei quartieri dormitorio o la cronaca dei fatti delle primissime ore. «Dove sarò domani?» si chiedevano gli Artisti Uniti per l'Abruzzo: un motivetto entrato nelle nostre vite che, malinconicamente, ci spingeva a guardare al futuro. Un futuro che, per molti, non è purtroppo ancora iniziato.

(FOTO: Ansa.it)

 

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