Storia e StorieRenata Fusco, dal Teatro alla Disney

Renata Fusco, dal Teatro alla Disney

Inserito da (Redazione), martedì 14 febbraio 2017 21:41:53

di Adriano Rescigno

Domenica e lunedì da tutto esaurito per ‘'Gli Innamorati'' di Carlo Goldoni portati in scena dai giovani talenti orchestrati ed allevati da Renata Fusco, poliedrica stella cavese ed internazionale della cultura e del teatro già direttrice artistica del ‘'Laboratorio Teatrale Arte Tempra di Clara Santacroce'' del gruppo teatrale ‘'TemprArt'' e della rassegna teatrale ‘'Autunno Cavese'', prestigioso evento alla sua sedicesima edizione conclusosi ieri sera dopo tre mesi e cinque spettacoli di grandi rappresentazioni, tra applausi scroscianti e fiori gettati ai piedi degli artisti.

Dal San Carlo di Napoli al Goldoni di Venezia fino al Teatro alla Scala di Milano, Renata Fusco nella sua raggiante carriera ha abituato il pubblico alla sua presenza in teatro. Perché ‘'TemprArt'' a Cava de' Tirreni si esibisce in un'aula magna?

«Semplicemente perché non siamo mai stati presi in considerazione per una seria programmazione teatrale cittadina e non godiamo di sponsorizzazione alcuna tranne quella che il Comune elargisce all'IIS Della Corte-Vanvitelli per l'utilizzo della sua aula magna e non le nego l'amaro disappunto derivante dal non potere usufruire di una sala dove portare la cultura a Cava de' Tirreni, tutto l'anno».

Inscenare Goldoni e ‘'Gli innamorati'' alle porte di San Valentino è una scelta od è pura casualità?

«Con Carlo Goldoni il teatro vive una fase di rivoluzione, si ha la nascita del teatro moderno. Come l'amore. L'amore è la rivoluzione che porta alla costante rinascita quotidiana, quindi la scelta non cade casuale, anzi c'è la volontà di riproporre l'amore ed i rapporti amorosi nella loro accezione dolce e ridicola in quanto i protagonisti pur non vivendo situazioni avverse al loro amore trovano pretesti per esasperare la loro relazione, creano beghe dal nulla, pur rimanendo ancorati in un amore vero sublimato e portato alla luce, nonostante i caratteri difficili, da una penna in stato di grazia. Vuole anche essere un invito a mantenere la serenità, non per forza di coppia ed oltre le risate, laddove non esistono serie problematiche. Il mondo ha bisogno di allontanare le negatività».

Ballerina, cantante, attrice. Come nasce il ‘'fenomeno'' Renata Fusco?

«Nessun fenomeno - sorridendo - a dirla tutta l'artista Renata Fusco nasce dalla gelosia verso il pianoforte usato da mia madre che secondo la me bambina ‘' me la rubava'' ed allora per starle in più vicino possibile ho iniziato a danzare durante le sue prove, così mia madre mi iscrisse ad una scuola di danza, e da brava artista ‘'avanti'' mi spinse ad iscrivermi anche ad una scuola di recitazione ed a corsi di canto. In questo modo, da artista completa grazie a mia madre ho potuto calcare le scene dei maggiori teatri italiani fino ad arrivare a doppiare i cartoni animati della Walt Disney e Warner Bros come il Re Leone II e III, la saga de La Sirenetta, Peter Pan, La Bella e la Bestia e tanti altri, ammettendo che il mio amore maggiore, oltre che per mio marito, persiste verso il musical».

Come è possibile riavvicinare i giovani alla cultura ed al promuovere la cultura?

«E' tutta questione di sensibilità personale e di stimoli ricevuti. Fare cultura richiede studio, sacrificio e soprattutto la fortuna di avere incontri e frequentazioni che possano fornire un'ispirazione. Inutile sottolineare l'importanza di una ‘'guida''. Bisogna insistere su stimoli e curiosità che abbondano nei giovani ma che spesso non vengono coltivate, ecco perché TemprArt in collaborazione con l'istituto Della Corte - Vanvitelli porta avanti un progetto di avvicinamento al teatro, dove dopo ogni spettacolo si instaura un dialogo di commento e di approfondimento tra cast creativo, alunni ed attori. Più idee e meno smartphone insomma».

Renata, da dieci anni Autunno Cavese ti vede nelle vesti di regista e non quelle solite di attrice o cantante, non ti manca l'essere in scena per la tua città?

«Ognuno di noi ha bisogno di provarsi in campi diversi e le vesti di regista mi piacciono molto, anche se senza l'essere in scena non saprei re-esistere. L'essere anche regista aiuta molto le performance di attrice, ti fa crescere, ti fa acquisire la giusta prospettiva con la quale porti agli spettatori. Ti chiarisce i tanti punti di connessione sulle relazioni che si instaurano sul palcoscenico, riesci ad interrogarti e ad immedesimarti meglio nei personaggi, riesci a porti i loro ‘'perché''. Come nella vita reale solo attraverso il porsi i perché altrui potremmo riuscire a comprendere a pieno le esigenze e gli stati d'animo di coloro con cui ci interfacciamo».

(intervista completa domani su Le Cronache)

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