Storia e StorieI Cavoti alla battaglia di Sarno: solo leggenda

I Cavoti alla battaglia di Sarno: solo leggenda

Inserito da (redazioneip), martedì 20 dicembre 2016 17:49:06

di Livio Trapanese

La leggenda racconta che la notte fra il 6 e 7 luglio 1460, i fratelli e Regi Capitànei Giosuè e Marino Longo, con Bernardo Quaranta, Giovannello Grimaldi e Matteo Stendardo, alla testa di 500 militi cavesi, si portarono nella piana di Sarno per dare spontaneo soccorso al giovane re Ferrante I d'Aragona, rimasto accerchiato da sovrastanti milizie angioine, capitanate da Giovanni d'Angiò, cugino di Ferrante e pretendente al trono di Napoli. L'intervento dei cavotiribaltò le sorti della battaglia; liberato dall'assedio, Ferrante ebbe salva la vita ed il trono.

È doveroso sottolineare che quanto qui narrato dalla leggenda non ha trovato riscontro negli scritti storici lasciatici da Giovanni Pontano, come nelle testimonianze di Antonio Da Trezzo, Ambasciatore del Duca Francesco Sforza di Milano, presenti alla battaglia.


Per due secolari falsi storici
, primo: la apocrifa lettera del 31 luglio 1460, che per troppi anni è stata ritenuta a firma autentica del Re Ferrante I d'Aragona e indirizzata al popolo cavoto e per secondo il cinquecentesco monumentino posto in Dupino, ove si "esalta" Onofrio Scannapieco, anche noi, limitatamente fino al 2007, allorquando terminammo gli approfonditi studi inerenti anche la "battaglia di Sarno", per dar luce al nostro secondo libro: La Cava, abbiamo ritenuto che quanto narrato dalla leggenda fosse realmente accaduto.

A Sarno i cavoti o cauti o cavajuoli non sono mai stati impegnati in alcuna battaglia, ad eccezione di Giosuè e Marino Longo, mercenari capitànei; da ultimi, ma non per ultimi, quanti ancora persistono nel dare credo alla leggenda dei 500 a Sarno, suggeriamo di studiare i puntuali trattati dei ricercatori storici: Marialuisa Squitieri e Francesco Senatore, entrambi acquisibili presso la Biblioteca Comunale "Canonico Aniello Avallone" di Cava de' Tirreni.

La pergamena in bianco, concessa alla Città di Cava il 4 settembre 1460, come i privilegi ricevuti dal 22 settembre 1460 (non pagare gabelle sia nel vendere e sia nell'acquistare in tutto il Regno e le "armi aragonesi" sulla stemma cittadino) fu la valida gratitudine che Re Ferrante concesse alla Città di Cava (dal 23 ottobre 1862: Cava de' Tirreni) per aver mantenuto i guasti angioini dal 19 al 28 agosto 1460, quindi rimasti fedeli, nonostante le devastazioni cittadine, alla Casa e causa aragonese.

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