Politica‘Caso Lambiase', Messina a muso duro

‘Caso Lambiase', Messina a muso duro

Inserito da Il Salernitano (admin), giovedì 10 luglio 2003 00:00:00

Caso Lambiase: non si placano le polemiche a Cava de' Tirreni ed il sindaco Messina alza la voce. La vicenda è ormai nota. Lambiase, secondo quanto riferito dalle "vittime", avrebbe aggredito verbalmente, lo scorso 12 giugno, il capo dello Staff Pasquale Petrillo ed il sindaco Alfredo Messina. Alla base dei fatti ci sarebbe un preteso "scatto in pianta organica" del Lambiase. Ma il dipendente comunale non ci sta e promette di querelare il sindaco Messina, preannunciando anche rivelazioni scottanti in merito a presunte vicende di voto di scambio ed alla rinuncia del dott. Giovanni Baldi, attuale presidente del Consiglio comunale, a concorrere per la carica di sindaco di Cava nell'ultima consultazione elettorale. Gli ultimi sviluppi confermano la decisione di Lambiase di essere riascoltato e di richiedere un servizio di protezione, perché preoccupato per la propria incolumità. Intanto, nuove rivelazioni giungono anche sul fronte delle indagini. Stando a voci non ancora ufficiali, Lambiase avrebbe svelato non solo i retroscena della campagna elettorale, ma anche fatti nuovi relativi alla vita amministrativa. Si tratterebbe, in particolare, di provvedimenti adottati in questi ultimi mesi, per i quali gli avvocati di Lambiase (Clarizia, Murolo e Senatore) starebbero già preparando una ricca documentazione. Di questi stessi fatti sarebbe stata investita anche la Corte dei Conti. Ma ora, a distanza di quasi un mese dall'episodio, interviene anche il sindaco Messina, esponendo le proprie tesi ed i propri risentimenti attraverso un comunicato stampa. «Nelle ultime settimane - ha sottolineato il primo cittadino metelliano - una sequenza di articoli ha determinato l'attesa di inopinati "sconquassi" giudiziari a mio carico ed a carico dell'Amministrazione che guido. La mia disponibilità a rendere repliche su qualunque argomento mi ha fatto constatare che non sono neppure iscritto nel registro degli indagati. Il Procuratore della Repubblica ha verificato lo stato della posizione giudiziaria, rilevando come agli atti nulla risulta, per cui, a maggior ragione, non è stata elevata un'imputazione dalla quale io mi debba difendere. Ciò ridimensiona bruscamente la portata delle notizie pubblicate ed obbliga, credo, gli organi di informazione ad una condotta d'ora in poi più prudente». Dunque, Messina, che si è arrogato finanche il diritto di imbavagliare la stampa (vedi la vicenda che ha visto l'uscita del quotidiano "Il Salernitano" dalla rassegna stampa del Comune) e che ha dichiarato testualmente che "le uniche interviste valide sono quelle che rilascio in televisione", pretende di dare lezioni di deontologia professionale, minacciando anche l'uso di strumenti giudiziari. «D'altra parte - continua Messina - se ho evitato sinora di compromettere il sereno rapporto instaurato con la stampa mediante un uso energico degli strumenti giudiziari a tutela della mia reputazione, non posso continuare a esporre l'istituzione che guido a "campagne" che ne compromettono il buon nome. Non chiedo, allora, che sia messa la "sordina" al libero esercizio del diritto di cronaca, ma sollecito semplicemente un controllo più rigoroso dell'attendibilità e del disinteresse della fonte informativa. Prego, inoltre, quanti sono chiamati a redigere i titoli e le locandine di evitare il sensazionalismo ad ogni costo, che spesso procura dolore o disagio, senza rendere onore né alla verità né alla fedeltà della cronaca. Se dovessi registrare ulteriori violazioni dei principi appena scanditi, che la Corte di Cassazione ha costantemente ribadito, interpretando la portata ed i limiti del diritto di cronaca, mi vedrei costretto, mio malgrado, a tutelare la mia reputazione e quella dell'Amministrazione che rappresento nelle sedi giudiziarie competenti». Ma il sindaco va oltre e minaccia, anche se velatamente, controquerele verso Lambiase: «D'altra parte, se è vero che il sig. Vincenzo Lambiase, come persona sottoposta ad indagini, non ha l'obbligo di dire la verità ed ha la facoltà di difendersi nel modo che ritiene più opportuno, è altrettanto vero che eventuali dichiarazioni integranti ipotesi di calunnia sarebbero comunque perseguibili. In ogni caso, anche le dichiarazioni rese in chiave autodifensiva meriterebbero il controllo prima di finire sui giornali, precedute da titoli di grande effetto».