PoliticaBaldi attacca l'Udc: "Tradito dal partito"

Baldi attacca l'Udc: "Tradito dal partito"

Inserito da (admin), giovedì 7 aprile 2005 00:00:00

Terremoto nell'Udc dopo il ciclone elettorale Giovanni Baldi. Durissima la posizione assunta dal presidente del Consiglio comunale nei confronti del partito. Già si erano avvertiti i primi disagi nel corso della campagna elettorale, poi la polemica è esplosa all'apertura delle urne, quando Giovanni Baldi ha dovuto constatare che per una manciata di voti è fallito il progetto di un cavese alla Regione. «Non ho partito. Ho solo amici a cui sono grato ed il popolo che mi ha voluto gratificare di un largo consenso», ha esordito senza fronzoli e senza remore. «Sono stato sempre solo. Mi è mancata l'organizzazione del partito, la struttura stessa, eppure lavoravo ed ho sempre lavorato perché il simbolo dell'Udc fosse affermato nella città. Che delusione!». Il suo è un amaro sfogo, quando si è reso conto che bastava poco per raggiungere la meta e che il partito lo aveva tradito. Giovanni Baldi, 50enne, responsabile della Prevenzione collettiva dell'ASL Sa1, coniugato con Annamaria Rocco, due figli, Torquato e Carmen, da anni è sulla breccia politica. Figlio e nipote d'arte, i nonni paterni e materni sono stati assessori negli anni ‘50 con Eugenio Abbro. Lo zio, Vincenzo Lamberti, ed il padre, Torquato, hanno militato nella Dc, ricoprendo cariche assessoriali. Da anni è sui banchi del Consiglio comunale, sempre accompagnato da plebisciti di voti. «La gente apprezza di Giovanni Baldi la grande onestà intellettuale e lo spirito di servizio», afferma Bruno D'Elia, che da anni lo segue nelle sue battaglie. Aveva rinunciato a correre per la carica di sindaco pur essendone stato investito, perché non convinto della saldezza della coalizione. Poi aveva accettato di candidarsi in appoggio a Messina e parte dell'elezione l'attuale sindaco la deve a Giovanni Baldi, che aveva convinto i più restii. Da presidente del Consiglio ha continuato il suo cammino, poi ha deciso di correre per le Regionali. «Non c'è stato mai entusiasmo - continua Baldi - solo un'adesione fredda. Ma è durante la campagna elettorale che ho avvertito un'aria gelida. Non ho mai sentito vicino il segretario politico, né altri membri della segreteria o del direttivo. Non potevo tirarmi indietro, anche perché, oltre alla famiglia, mia moglie, tanti amici, i vari D'Elia, Attilio Bisogno, Carmine Medolla, Carmine Adinolfi, Enzo Gallo, Lucio Bisogno, ma soprattutto tantissima gente semplice della mia frazione, mi incoraggiavano. E solo a Cava ho raccolto oltre 7.000 voti». Resta il rammarico che, insieme, si potevano ricreare condizioni di maggiore impegno e solidarietà. Ed invece, non è andata così. Giovanni Baldi apre una ferita nell'Udc di non poco significato. Le sue accuse, chiare e precise, sono destinare ad accendere una polemica forte nel partito. Il pensiero finale Baldi lo ha per la sua frazione. Tra S. Lucia e Sant'Anna oltre 2.000 voti: «Con una campagna elettorale più attenta, e qui il partito poteva intervenire, era possibile un recupero maggiore. Continuerò il mio impegno per la città, lo farò anche senza partito, senza alcun vincolo, ma obbedirò solo al sentire della mia comunità, in sintonia con i tanti che hanno accompagnato la mia avventura regionale». Amarezza, voglia di rilanciare la battaglia politica, ma anche un serio richiamo alle responsabilità del partito centrista della coalizione uscita sconfitta dalla tornata elettorale.

Un tuffo nella storia: record per Baldi

Giovanni Baldi è stato il più votato dei candidati cavesi alle Regionali. Oltre 7.000 voti solo a Cava, 8.746 in totale, più di Abbro e Virtuoso. Nella costituzione della Regione, nel primo governo della Campania nel 1970 per la Dc furono eletti Eugenio Abbro e Roberto Virtuoso. Il primo assessore allo Sport ed al Personale, il secondo al Turismo. Nel 1975 furono confermati Eugenio Abbro e Roberto Virtuoso: il primo assessore, il secondo presidente del gruppo regionale. Abbro fu poi riconfermato fino al 1990. Nel frattempo, era entrato a far parte del Consiglio regionale, a metà degli anni '80, il comunista Achille Mughini, che ricoprì anche la carica di assessore. Da allora nessun altro cavese.