Territorio e AmbienteCava ricorda la strage di Balvano: 3 marzo una targa alla stazione in memoria delle vittime

Cava ricorda la strage di Balvano: 3 marzo una targa alla stazione in memoria delle vittime

Inserito da (Redazione), giovedì 2 marzo 2017 17:17:06

Una targa per ricordare i trentasei cavesi vittime della spaventosa tragedia avvenuta il 3 marzo del 1944, quando il treno a vapore Potenza-Napoli si ingolfò nella Galleria delle Armi, presso Balvano, causando con le esalazioni del carbone la morte di quasi seicento passeggeri. Sarà deposta venerdì 3 marzo, alle 11.40, presso la stazione di Cava de’ Tirreni.

Provenivano da tutti i paesi dell’asse Napoli-Battipaglia i passeggeri del treno merci 8017 ed erano quasi tutti in cerca di provviste alimentari per loro e le loro famiglie. Vivevano nella miseria prodotta da una lunga e tormentata guerra, ma inizialmente, per nascondere le responsabilità del neonato Governo Badoglio e del nuovo stato repubblicano, il silenzio è piombato sulla tragica vicenda e le vittime sono passate alla storia come contrabbandieri, come delinquenti da dimenticare presto.

«Questi morti a pieno titolo si possono e si devono considerare vittime civili di una guerra non ancora finita e come tali meritano il giusto tributo della memoria», così Franco Bruno Vitolo, docente di Lettere in pensione e membro dell’Associazione Giornalisti Cava de’ Tirreni-Costa d’Amalfi "Lucio Barone", da sempre attivo nell’organizzazione di eventi a memoria della strage.

Il silenzio è stato rotto solo negli ultimi venti anni, grazie all’azione dei parenti delle vittime ed alla sensibilità di giornalisti, letterati e studiosi, che sono andati a rivangare la realtà e i retroscena. Tra questi, la cavese Patrizia Reso che, nel 2013, con la pubblicazione del libro Senza ritorno (Terra del Sole), ha aperto una finestra molto importante sulle storie individuali delle vittime di Cava de’ Tirreni, contribuendo tra l’altro a stabilirne il numero definitivo e riscoprendo la figura di quello che allora era l’ultimo testimone diretto vivente, Raffaele Bellucci, cavese e padre di Dina, popolare impiegata del Comune.

Raffaele si salvò, insieme col fratello, per aver avuto la previdenza, prima della galleria, di scendere dal treno e coprirsi il volto con un pugno di neve, che creò una sacca di ossigeno. Ancora l’anno scorso, egli era lì, in Comune, a testimoniare alle nuove generazioni la sua storia. È scomparso lo scorso autunno (clicca qui). La targa sarà anche un giusto tributo a lui, oltre che alla memoria collettiva.

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