Tu sei qui: CronacaTrapanese, dalla patita truffa alla beffa!
Inserito da (admin), mercoledì 11 aprile 2012 00:00:00
In un periodo come questo attuale, ove l’esigenza di far quattrini è sempre più pregnante, soprattutto per i disonesti, di qualsiasi nazionalità essi siano, dobbiamo aspettarci di tutto, anche d’essere truffati e, anziché risarciti, beffati; senza poter nulla eccepire.
Veniamo all’evento che ha fatto affiorare la truffa! Il 24 gennaio 1998 attivavamo una scheda telefonica TIM, alla quale fu attribuito il numero noto ai più. Il mattino di mercoledì 6 ottobre 2010, dopo aver verificato (attraverso il numero verde 40916) che disponevamo di un credito residuo di poco più di 6 euro, ci stavamo recando presso il centro TIM di piazza Vittorio Emanuele III di Cava de’Tirreni per effettuare una ricarica, ma alle 11.48 della stessa mattina, inaspettatamente, ricevemmo un SMS con scritte tali testuali parole: “Il tuo credito sta finendo! Ricarica al più presto per non rimanere senza parole!”. Nel ricomporre il 40916, che com’è noto corrisponde al servizio “TIM prepagato”, abbiamo appreso che nel mentre pochi minuti prima disponevamo di circa 6 euro di credito, questo si era assottigliato ad 1 euro e poco più, ovvero in un arco temporale di pochi minuti ci erano stati addebitati, senza alcuna ragione, 5 euro.
Recatici presso il citato centro TIM ed effettuata la ricarica, rappresentavamo quanto accaduto al cortese preposto alla vendita, il signor Mimmo Sole, il quale, preso atto delle nostre rimostranze, senza indugio, disattivava un “fantasioso servizio a pagamento”, inoltrando, nel contempo, una richiesta di traffico telefonico prepagato, effettuato dal nostro telefono cellulare. Nel ritirare il tabulato ci rendevamo conto che non solo quel giorno (6 ottobre 2010) ci erano stati sottratti 5 euro dalla nostra scheda prepagata, ma anche il 16, 22 e 29 settembre 2010, per un totale di 20,00 euro, per l’attivazione di servizi di suonerie dal numero 48008030020***. Lo stesso signor Mimmo, dopo aver contattato il servizio clienti della TIM, ci riferiva che l’utenza 48008030020*** corrispondeva alla FLYCELL, con sede in Spagna e dal sito internet potevamo acquisire il seguente indirizzo www.flycell.com, aggiungendo che, da quel momento, anche noi entravano a far parte, come tanti purtroppo, della lunga schiera delle vittime di artifizi e raggiri (in breve: truffa) posti in essere tramite WEB.
Poiché non avevamo mai attivato e/o fruito di tali servizi, presentavamo esposto-denunzia, a carico d’ignoti, alla Tenenza della Guardia di Finanza di via Generale Luigi Parisi, affinché venisse attivata la Magistratura competente per il più a praticarsi, essendo stato perpetrato a nostro danno, morale e materiale, il reato di truffa, come fissato dall’art. 640 del codice penale, che nel caso di specie prevede la reclusione da 6 mesi a 3 anni e la multa da 51,64 a 1.032,68 euro (ex da 100.000 a 2.000.000).
La Magistratura salernitana adita, esperiti gli ulteriori accertamenti, interessando, forse, anche la Polizia postale, martedì 10 aprile 2012, dopo un anno e mezzo, attraverso l’Assistente Capo Antonio Martino della Polizia Locale di Cava de’Tirreni, ci notificava, per delega del dr. Vittorio Santoro, Sostituto Procuratore della Repubblica presso il Tribunale ordinario di Salerno, nell’ambito del procedimento penale n. 18233/2010 R.G. mod. 44, un “avviso di archiviazione del procedimento” da lui prodotto al G.I.P. di Salerno, in quanto difettano le condizioni ed i presupposti di cui all’articolo 10 del codice penale vigente, per individuare la competenza giurisdizionale, in relazione alla condotta criminosa consumata all’estero ai danni della nostra persona e che nel termine di 10 giorni dalla notifica avremmo potuto prendere visione degli atti e presentare opposizione, con richiesta motivata di prosecuzione delle indagini preliminari.
Attenzione, ecco la beffa! L’art. 10 del codice penale italiano contempla le norme del “Delitto comune dello straniero all’estero”, che così, in sintesi, recita: “Lo straniero che commette in territorio estero a danno di un cittadino italiano un delitto per il quale la legge italiana stabilisce l’ergastolo o la reclusione non inferiore nel minimo ad 1 anno, è punito ecc. ecc.”. È inutile proseguire nell’esposizione del testo, poiché dalla mera lettura di quanto abbiamo appena scritto si evince che il reato di truffa, commesso da un soggetto estero (nel nostro caso spagnolo), qualunque sia il danno economico e morale cagionato, non è perseguibile poiché la sanzione comminabile (minimo 6 mesi) è inferiore al minimo prescritto dal riportato art. 10 del codice penale (minimo 1 anno).
Per non lasciare irrisolta la problematica, ma soprattutto per far sì che i “birbaccioni” spagnoli non truffino altre persone e per recuperare i costi che i contribuenti italiani hanno sostenuto per l’esecuzione delle indagini preliminari nascenti dall’evento del 6 ottobre 2010 (Guardia di Finanza, Polizia Postale e Magistratura), ci viene da suggerire al dr. Vittorio Santoro, quale Sostituto Procuratore della Repubblica, nell’ambito delle sue possibili prerogative, di segnalare l’evento all’Interpol, affinché, notiziata la magistratura catalana, possa perseguire l’autore delle innumerevoli truffe.
Livio Trapanese
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