Tu sei qui: CronacaWhatsapp vietato ai genitori per le riunioni scolastiche
Inserito da (Redazione), martedì 11 ottobre 2016 17:02:58
Chi ha scoperto il mondo della scuola prima che l'era digitale stravolgesse le abitudini quotidiane sa che le organizzazioni tra genitori di figli in età scolare erano spesso lacunose e poco funzionanti. C'erano sempre una mamma o un papà rappresentanti di classe, che prendevano l'iniziativa anche quando gli altri latitavano nella pigrizia. O, al massimo, riunivano tutti i genitori nel bar davanti scuola. Ma ora tutto è cambiato, ora c'è WhatsApp.
Comunicazione decisamente più rapida e condita dalla simpatia delle emoticon. Eppure, secondo quando riporta la Repubblica in un suo articolo, l'avvento di WhatsApp a scuola ha portato più danni che benefici.
Da Nord a Sud, i presidi lanciano l'allarme sui gruppi di classe creati su WhatsApp dai genitori: "Sono diventati un detonatore di problemi che aumentano i conflitti nelle scuole — avvertono — Troppo spesso mamme e papà li usano in maniera offensiva e smodata".
Un mezzo di messaggistica istantanea che, in effetti, potrebbe essere molto utile per sapere quali sono i compiti per il giorno dopo, la data esatta della gita promossa dalle maestre, quale attrezzatura comprare per la lezione di educazione tecnica. Ma spesso i papà e le mamme che formano i gruppi di conversazione vanno molto oltre.
L'ultima frontiera è forse stata raggiunta in una scuola dell'hinterland milanese: un interrogatorio collettivo, via chat, sull'epidemia da pidocchi. Una mamma voleva arrivare al nome del bambino "untore": "Perché signori è la terza volta, qui qualcuno ha un chiaro problema d'igiene e voglio sapere chi è". Ma il repertorio è variegato. C'è chi se ne serve per fare pubblicamente le pulci agli insegnanti poco graditi.
Da qui la rivolta di molti presidi, sparsi un po' per tutto lo Stivale. Tra di loro c'è chi addirittura ha intimato ai genitori di non aprire chat di classe.
Laura Barbirato, preside del comprensivo Maffucci di Milano, ha mandato una lettera a tutti i genitori per metterli in guardia sull'uso scorretto di questi gruppi e ha convocato un'assemblea ad hoc sul tema. "In chat — spiega — questioni nate dal nulla possono trasformarsi in problemi enormi. Sono una cassa di risonanza micidiale e pericolosa: in tanti scrivono con leggerezza, senza riflettere sulle conseguenze".
Ad andarci di mezzo, quasi sempre, sono gli insegnanti.
Mario Uboldi, che dirige l'istituto milanese Giovanni Pascoli, racconta di essere stato costretto più volte a placare liti fra i genitori, o feroci polemiche contro insegnanti, dopo che mamme o papà si erano presentanti a scuola con in mano lo screenshot della conversazione collettiva. Alla fine, con una circolare, ha vietato categoricamente ai docenti di prender parte alle discussioni, ricordando la riservatezza cui sono tenuti.
"A volte gli insegnanti provano a fare da moderatori — spiega — . Ma non va bene: rischia d'innescarsi un meccanismo ancora più pericoloso". Così, alle maestre ha scritto: "La comunicazione corretta fra insegnanti e genitori avviene tramite diario e lo scambio di mail e telefono cellulare può essere accettato solo fra insegnanti e rappresentanti di classe, per informazioni urgenti".
Perché di fronte all'imperare della maleducazione via internet, a volte, si può rimediare in un solo modo: tornando alla vecchia e bistrattata comunicazione su carta.
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