Si apre un nuovo capitolo sul caso Seta (nella foto in alto la sede): dopo il blitz della Finanza a Palazzo di Città, continuano gli accertamenti sull'intera documentazione relativa alla vendita di azioni Seta ai Comuni limitrofi, partner pubblici della società mista specializzata nella raccolta dei rifiuti e servizi ambientali. In queste ore gli inquirenti sembrano voler cercare nuovi elementi per verificare le deposizioni spontanee rilasciate da alcuni indagati. Tra questi Giovanni Campanile, consigliere comunale e componente del collegio sindacale, che avrebbero svelato interessanti retroscena sui due principali perni dell'intera inchiesta, avviata dal pm Filippo Spiezia: la presunta vendita al ribasso di azioni ai Comuni limitrofi e la scelta del partner privato, la Gesenu, che, stando ai documenti, sarebbe avvenuta senza una regolare gara di appalto, ma in base ad un'indagine di mercato. Due letture ed altrettante ipotesi di reato che vanno dall'abuso al falso. A far riaprire il filone di indagini la deposizione di Campanile, che avrebbe negato di aver apposto la propria firma sul valore delle azioni vendute ai Comuni partner. E così, nonostante la richiesta di rinvio a giudizio - presentata dal sostituto procuratore per l'ex sindaco Raffaele Fiorillo (nella foto al centro) e l'ex assessore Roberto Caliendo, per il presidente della Seta, Eduardo D'Amico, per l'amministratore delegato della Gesenu, Rosario Carlo Noto la Diega, per il direttore Franco Sassaroli e l'ingegnere Giuseppe Sassaroli - la pubblica accusa cercherebbe nuovi elementi per confermare la propria pista. Per gli inquirenti, nella vendita di azioni ai Comuni ci sarebbe stato un danno nei confronti del Comune di Cava, poiché le quote di proprietà della società non sarebbero state rivalutate prima di ogni scambio. Un'operazione che sarebbe stata «omessa», vista la compravendita tra Enti locali. Restano, però, gli interrogativi sulla sterzata presa dalle indagini, che hanno fatto registrare il blitz di martedì scorso al Comune da parte delle Fiamme Gialle. Durante i due anni di indagini, più volte e con successivi sequestri è stata prelevata l'intera documentazione relativa alla nascita ed all'allargamento della società mista. Gli elementi di prova, tra questi anche quelli relativi alla vendita di azioni, già sarebbero in possesso degli inquirenti e controllati da due periti tecnici, nominati dallo stesso pm Spiezia. Dunque, si attendono nuovi sviluppi, che potrebbero partire proprio dal colloquio richiesto dal comandante Affinito con i responsabili dell'Ufficio Ragioneria, che avrebbero offerto la loro collaborazione per nuove verifiche.