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Tu sei qui: SezioniCronacaEstorsione, condannati D'Elia e Pezzella
Scritto da La Città di Salerno (admin), giovedì 5 dicembre 2002 00:00:00
Ultimo aggiornamento giovedì 5 dicembre 2002 00:00:00
Tre anni e quattro mesi di carcere per Vincenzo D'Elia (nella foto); due anni e mezzo per Pierangelo Pezzella; assoluzione completa per Guerino Lambiase. Questa la sentenza emessa ieri sera dai giudici del Tribunale di Salerno, nell'ambito del processo per estorsione da parte dei tre imputati ai danni dell'imprenditore cavese Gerardo Pisapia. La sentenza è giunta dopo un lungo pomeriggio, dedicato alle ultime arringhe degli avvocati ed alla camera di consiglio dei giudici, prolungatasi diverse ore. Intorno alle 19 il verdetto, che ha molto ridimensionato le richieste di condanna avanzate dal pm Gambardella nel corso della sua requisitoria del 20 novembre scorso. Il magistrato, titolare della pubblica accusa, aveva chiesto, infatti, sette anni e sei mesi di carcere per Vincenzo D'Elia, Pierangelo Pezzella (nella foto al centro) e Guerino Lambiase. I tre cavesi, responsabili, secondo la Procura, di estorsione ai danni di un imprenditore, furono arrestati dalla agenti del locale Commissariato di Polizia nel corso di un blitz, il 17 novembre 2000, davanti allo stadio ''Simonetta Lamberti'', dove, su indicazione della vittima, doveva avvenire la consegna della prima tranche della richiesta di ''pizzo'' sull'acquisto di un camion. La ricostruzione dei fatti si è basata soprattutto su alcune riprese video, raccolte dalla Polizia nel corso dell'indagine che aveva preceduto l'arresto dei tre, e sulle trascrizioni dei tabulati telefonici. Materiale probatorio che, secondo il pm, sarebbe stato da solo sufficiente per condannare gli imputati. Fin qui la posizione dalla Procura. Diversa, invece, la prospettazione degli avvenimenti evidenziata dagli avvocati del collegio difensivo. I legali di Lambiase (gli avvocati Marco Salerno e Maurizio Mastrogiovanni) sottolinearono nelle loro arringhe l'estraneità ai fatti del loro assistito, così come fecero i legali di Pierangelo Pezzella (Giovanni Annunziata ed Antonio Sarno). Sulla stessa linea anche il penalista Rodolfo Viserta, difensore di D'Elia, ritenuto l'organizzatore dell'estorsione. Secondo la ricostruzione dell'accusa, Guerino Lambiase (nella foto) avrebbe ricoperto il ruolo di ''palo'' nel giorno in cui scattò il blitz che portò all'arresto dei tre proprio mentre ritiravano una parte del ''pizzo''. I testimoni, citati dal collegio difensivo nell'udienza dello scorso 6 novembre, avevano riferito che quel giorno, in realtà, almeno uno di loro si trovava in compagnia di Lambiase e che questi dava le spalle al luogo dove avvenne l'incontro tra i presunti estorsori e la loro vittima, ad una distanza di oltre cento metri. I testimoni avevano anche riferito che Lambiase si trovava a due passi dalla sua abitazione: l'uomo, infatti, sposato con la figlia dell'ex custode dello stadio ''Simonetta Lamberti'', viveva con i suoi suoceri. Insomma, non era lì a fare da ''palo''. Una circostanza, questa, riconosciuta valida dai giudici, che hanno assolto Lambiase, condannando, invece, D'Elia e Pezzella.
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