Tu sei qui: Economia e TurismoCavese nel caos, i soci si defilano
Inserito da Andrea De Caro (admin), venerdì 24 settembre 2010 00:00:00
Spatola c’è, gli altri soci non ancora. L’ex presidente del Benevento è stato l’unico a mettere a disposizione delle casse 50mila euro per costituire il fondo cassa di 100mila euro da computarsi quale acconto sull’aumento di capitale, per far fronte alle necessità. La somma restante sarebbe dovuta arrivare dagli altri soci della Cavese, ma questi, come si apprende dal comunicato ufficiale a firma dell’amministratore unico Accarino, “non hanno provveduto ad effettuare i dovuti versamenti pro quota entro il termine fissato, le ore 15 del giorno 22, come attestato dal Collegio Sindacale”.
Ovvero nelle casse societarie ci sono, per ora, soltanto i soldi versati l’altra sera da Spatola. Soldi che già oggi dovrebbero essere girati ai calciatori per ottemperare alla prima delle due rate che serviranno per pagare lo stipendio ai tesserati biancoblù. L’altra rata dovrebbe essere saldata la prossima settimana, quando, si spera, si sarà raggiunta la somma stabilità durante la riunione societaria. Questa situazione, però, non fa altro che creare ulteriori tensioni all’interno della stessa società, che è ormai chiaramente spaccata in due, con il gruppo Spatola da una parte e quello capeggiato da Di Donato dall’altra.
Ma come si è arrivati a questa incresciosa situazione dopo il grandissimo sforzo effettuato in estate per salvare la Cavese? Riavvolgendo il nastro della torrida estate “biancoblù”, appare evidente che già dai primi passi mossi da questa nuova società qualcosa non andava nel verso giusto. L’intenso lavoro dell’Amministrazione comunale, infatti, non era riuscito a trovare un unico interlocutore a cui affidare le sorti della Cavese e per evitare il fallimento si è dovuti ricorrere ad una “ampia” cordata in cui sono confluiti diversi imprenditori, metelliani e non. Tutti uniti, ma ognuno con le proprie idee, visto quello che è accaduto e sta accadendo tuttora. Per di più, tra questi non c’era nessuno in grado di poter essere “economicamente” l’asse portante della nuova società. Tant’è che per salvare la Cavese si è dovuti ricorrere al contributo di circa 200mila euro versato dai tifosi biancoblù.
Ma neanche il tempo di festeggiare che sono nate le prime divergenze tra i soci, in particolare per la presenza dell’avvocato Maglione, chiamato direttamente dalle istituzioni cittadine per dare una mano, ma sgradito ad una parte societaria. La prima vera “spaccatura”, infatti, è arrivata quando Di Donato ha incontrato Grassadonia senza avvisare prima tutti gli altri soci. Da lì la rottura è diventata di giorno in giorno più ampia, con Di Donato, Vangone ed altri da una parte, Della Brenda e Tanimi dall’altra.
Soltanto dopo questa prima crisi è arrivato Spatola, su invito di Maglione, che è entrato in società rilevando le quote di Vangone. L’ex presidente del Benevento si è subito allineato all’asse Della Brenda-Tanimi, mentre la controparte ha preferito defilarsi. Nel mezzo un’infinità di “dicerie”, “cattiverie” e qualche passaggio di trincea inatteso (Ramaglia e Poziello sono passati dalla parte di Di Donato), che non hanno fatto altro che inasprire la lotta intestina. Lotta che non è ancora finita e che probabilmente si deciderà soltanto il 5 ottobre, quando sarà il momento di effettuare la ricapitalizzazione. Allora chi avrà maggiore forza economica potrà controllare e gestire la Cavese.
Intanto, la squadra prosegue gli allenamenti in vista del posticipo col Taranto. Ieri doppia seduta atletica, mentre oggi è prevista un’amichevole contro la formazione Allievi al “Lamberti” in notturna.
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