Tu sei qui: CronacaEx Despar, chiudono i market di Cava
Inserito da La Redazione (admin), lunedì 14 febbraio 2011 00:00:00
Crac Cavamarket e Gds, la “2C” costretta a restituire i punti vendita. Potrebbe sintetizzarsi in questo modo la situazione per i market ex Despar presenti in Campania e recentemente “salvati” dalla società degli imprenditori casertani Rosario Caputo e Carlo Catone, i quali avevano sottoscritto con l’ex patron Antonio Della Monica un contratto di fitto di ramo aziendale.
In una comunicazione inviata alla “2C” lo scorso 4 febbraio, la curatela fallimentare ha, infatti, richiesto la restituzione dei punti vendita ex Despar presenti sul territorio regionale. E tra questi, quindi, anche quelli di Cava de’ Tirreni. Nella valle metelliana a perdere il posto di lavoro saranno in tutto 55 dipendenti, di cui 45 del punto vendita di Corso Mazzini e 10 di quello di via De Filippis.
A questi si affiancheranno altre diverse centinaia di lavoratori appartenenti ai market di Salerno e provincia. I punti vendita in questione (circa 25 nel complesso), pertanto, non saranno più forniti di merce e torneranno nella disponibilità della curatela, che, dopo la definizione del “passaggio”, al momento ancora mancante, avrà 60 giorni di tempo per indire l’asta fallimentare.
Informati dai casertani Caputo e Catone (disposti a dare seguito alla disposizione della curatela, nonostante l’avessero interpretata come l’opposto rispetto a quanto richiesto dalla stessa curatela nell’ultima riunione in Prefettura), i sindacati si sono prontamente schierati contro la decisone, che comporterà la chiusura per i diversi punti vendita. Sia Franco Tavella, segretario generale della Cgil di Salerno, che Antonio De Michelo, responsabile della Cisl, preannunciando un presidio di protesta, hanno chiesto di essere nuovamente ascoltati in Prefettura.
Intanto, è prevista per il prossimo 21 febbraio l’udienza per la Holding D’Andrea Company (Hdc), la società di servizi facente capo ad Antonio Della Monica. Udienza che, come prospettato dai più, potrebbe seriamente compromettere la situazione lavorativa di altri 150 dipendenti che tuttora beneficiano della cassa integrazione. La sensazione, infatti, è che l’esito fallimentare della seduta sia piuttosto scontato.
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