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Tu sei qui: SezioniAttualitàGiornalismo: presentata la Carta di Assisi, primo manifesto internazionale contro i muri mediatici e l'uso delle parole come pietre
Scritto da (Redazione), sabato 4 maggio 2019 17:13:08
Ultimo aggiornamento sabato 4 maggio 2019 17:13:08
In una sala stipata in ogni ordine di posto presso la sala conferenze della FNSI (Federazione nazionale della Stampa Italiana) a Roma ieri pomeriggio si è svolta la cerimonia di presentazione della "Carta di Assisi", una sorta di decalogo per il mondo del giornalismo ma non solo come ha sottolineato nella sua introduzione ai lavori il presidente della FNSI Beppe Giulietti. Al documento hanno lavorato eminenti firme del giornalismo italiano come Lucia Annunziata, Giovanni Maria Bellu, Paolo Borrometi, Pietrangelo Buttafuoco, Aldo Cazzullo, Piero Damosso, Vania De Luca, padre Enzo Fortunato, Mauro Gambetti, Beppe Giulietti, Lucia Goracci, Matteo Grandi, Anna Masera, Roberto Natale, Paolo Ruffini, Marco Tarquinio, Carlo Verna e Sergio Zavoli.
L'Associazione Giornalisti Cava de' Tirreni e Costa d'Amalfi "Lucio Barone" che per prima, nell'ottobre del 2017, ha recepito l'importante documento, ieri sera era rappresentata dal presidente Emiliano Amato col vice Francesco Romanelli, accolti dal presidente Giulietti e da padre Enzo Fortunato, responsabile della Sala Stampa del Sacro Convento di Assisi che è stato uno dei principali ispiratori della carta.
La Carta di Assisi, come ha spiegato Beppe Giulietti nel suo lucido intervento, «non è un carta dei giornalisti né una carta deontologica, ma una dichiarazione di fratellanza universale contro il muro dell'odio, che chiama in causa tutti gli operatori di pace». E' per Giulietti il primo manifesto internazionale contro i muri mediatici e l'uso delle parole come pietre. Durante l'intenso pomeriggio è stato anche presentato il volume "Carta di Assisi. Le parole non sono pietre" per i tipi della San Paolo. «I tempi sono segnati da contraddizioni - così scrive Giulietti nella presentazione - e da un alternarsi di speranze e di delusioni ,ma proprio per questo spetta a ciascuno di noi tenere accesa la fiamma e promuovere una nuova e inedita alleanza tra chi riconosce nell'altro il fratello o la sorella da accogliere e chi impugna la pistola per scacciare il diverso che diventa nemico da abbattere».
«La Carta ha questo importante obiettivo - ha concluso Giulietti - disinquinare questo brutto clima di odio, di razzismo e xenofobia. Le parole vanno usate per conoscere e non per ammazzare,esaltare le differenze e non l'omologazione e contrastare tutti i tipi di bavaglio che stanno avanzando in Europa ed in Italia e la novità che si è creato un fronte che prima non c'era e che da oggi porterà questa dichiarazione ovunque nel tentativo di far capire che quando si colpisce un giornalista non si sta colpendo una corporazione, si sta colpendo il diritto dei cittadini ad essere informati. Quando chiudo una voce, sto chiudendo una possibilità di conoscenza c'è una corrente di pensiero che dice che non servono più i corpi intermedi che non servono più i sindacati che non servono più le parrocchie che non servono i giornalisti che fanno le domande, si fanno le conferenze stampa e basta. Si vorrebbe vivere in una immensa rete dove il capo parla ai suoi followers, dal balcone telematico e prende solo gli applausi. Ma quella non è più democrazia quella è l'anticamera della dittatura».
All'incontro hanno partecipato numerosi giornalisti, associazioni, religiosi, intellettuali e semplici cittadini. Sono intervenuti tra gli altri il prefetto del Dicastero per la Comunicazione della Santa Sede, Paolo Ruffini, il direttore di "Civiltà Cattolica, padre Antonio Spadaro", l'imam della Grande Moschea di Roma, Saleh Ramadan Elsayed, la presidente della Comunità Ebraica di Roma, Ruth Dureghello e il direttore della Sala Stampa della Basilica di Francesco d'Assisi, padre Enzo Fortunato che ha concluso i lavori.
Secondo Ruffini «La carta di Assisi che parte dal basso per sconfiggere l'odio dovrebbe essere sottoscritta da tutti non solo da chi fa comunicazione. Il web spesso viene criticato aspramente è nato soprattutto per unire, ecco questa è la funzione primordiale». Sulla stessa linea d'onda padre Antonio Spadaro che ha ribadito che la Carta di Assisi «è molto valida per chi usa molto i social network». Ha commentato positivamente l'essenza della Carta di Assisi anche Ruth Dureghello, presidente della Comunità Ebraica di Roma. «Il documento può essere un valido punto di partenza». Per l'Imam di Roma Saleh Ramadan Elsayed le parole «sono un dono non per distruggere o per creare violenza, ma solo per costruire e dialogare».
A chiudere i lavori padre Enzo Fortunato. «Abbiamo imparato a solcare i mari, abbiamo imparato ad attraversare i cieli ma questa carta ci dice che abbiamo ancora bisogno di imparare a comminare come fratelli. Io personalmente ma penso anche l'intera comunità francescana debba rabbrividire davanti a frasi come queste: "portati a casa sei emigranti", ritengo che questo linguaggio non è degno di un paese civile. Io ricordo Eugenio Scalfari ad Assisi che disse: se metti insieme due fondamentalisti a dirsi la loro storia si scontreranno sempre se li inviti a raccontare il loro cammino si incontreranno. Riflettiamo su quanto asserito. Noi giornalisti dobbiamo recuperare la fascinazione del compito di raccontarci e di raccontare. Questo l'impegno della Carta di Assisi».
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