Economia e TurismoNapoli, Minervini chiama a raccolta l'ambiente

Napoli, Minervini chiama a raccolta l'ambiente

Inserito da Il Mattino (admin), martedì 19 marzo 2002 00:00:00

Ieri mattina il professor Gustavo Minervini (nella foto in alto) è stato in tribunale. Ha parlato con il presidente della VII Fallimentare, Renato Lipani. Ha chiesto cosa l'aspettava, ha avuto modo di leggere gli incartamenti, alla fine ha accettato. Sarà amministratore giudiziario della Società Sportiva Calcio Napoli per il prossimo anno. Giovanile ed attivo, ricco di risorse e di buone intenzioni, il prof. Minervini è andato anche a Soccavo. Una prima presa di contatto con il nuovo impegno che l'aspetta, le prime parole da amministratore di un Napoli che fa venire i brividi. Ma lui, Gustavo Minervini, è uomo che non ama le sfide perdenti ed ha presentato subito le sue idee, con grinta e vivacità: «Mi auguro che il pubblico si impegni nella partecipazione e non stia ad aspettare i risultati o che la società si riprenda: i tifosi debbono partecipare in questo difficile momento. Ciò vale anche per la squadra e per il personale sportivo. Non bisogna cadere in preda a malinconie». Insomma, il primo messaggio lanciato da Minervini parla di energia, di entusiasmo che sta alla base del futuro. Ma alla fine è proprio quel futuro che preoccupa: «Il Tribunale ritiene che, in un termine non lungo, bisogna verificare i conti della società e capire se esiste ancora un capitale sufficiente per il suo esercizio». Sarà questa la prima missione del prof. Minervini, che non esita a chiamare a raccolta tutto il popolo dei soci azzurri. Sono loro che devono diventare parte attiva in questo momento: «Solo cancellando la malinconia, può nascere il principio del risanamento, della salvezza e, poi, della ripresa. Ma deve esserci il sostanzioso contributo dei soci, senza i quali non si può fare nulla». Sembrano le stesse parole di Salvatore Naldi, socio di minoranza del club azzurro, che da giorni ripete, inascoltato, la sua litania: «Da solo non posso farcela». Ed ieri mattina Toto Naldi (nella foto al centro) è piombato a Soccavo. Era in programma un'Assemblea convocata all'indomani dell'uscita di scena di Ferlaino. Oggi il nuovo Napoli avrebbe dovuto nominare gli amministratori del rilancio, quelli che avrebbero preso il posto dei tanti dimissionari che avevano cancellato completamente la presenza di Ferlaino dalla società azzurra. Quell'Assemblea, già convocata, non poteva essere cancellata. Si è trasformata in una parodia di evento con tre soli soci presenti (De Bury, Mirenghi e l'avvocato Albisinni in rappresentanza della Napoli S.A., detentrice della maggioranza). Albisinni ha assunto la presidenza, il notaio Capuano ha fatto da segretario. Compito brevissimo, perché l'Assemblea è stata aperta con la constatazione della nomina di un amministratore giudiziario e l'assoluta inutilità di fare nomine in questo momento. Nel corso dell'Assemblea, poi, il socio Gianni De Bury si è fatto portavoce di un progetto portato avanti da un gruppo di soci di minoranza. È stato affidato al professor Ernesto Cesaro, esperto di diritto privato e docente all'Università di Napoli, il compito di mettere a punto un piano per convogliare capitali all'interno del club, coinvolgendo le forze imprenditoriali cittadine senza chiedere esborsi ingenti: «Riteniamo che il professor Cesaro abbia preparato un piano efficace - ha detto De Bury - e sicuramente i suoi progetti saranno praticabili dal punto di vista giuridico, in quanto lui stesso è un grande esperto. La proposta di Cesaro è quella di fare ricorso a tanti possibili soci che possono investire piccole quote. In sostanza, è una proposta che inverte la rotta finora seguita, che era quelli di cercare pochi soci dalle forti potenzialità economiche. Questo progetto, però, va oltre il concetto di azionariato popolare. Non dimentichiamoci che il Napoli ha 5 milioni di tifosi nel mondo». Insomma, è una maniera come un'altra per dare una mano al Napoli, che è solo nella tempesta e che, adesso, si aggrappa al prof. Minervini, il quale dovrà guardare i conti, scoprire se è possibile salvare il salvabile, decidere se continuare ad avvalersi della collaborazione del gruppo dirigenziale attuale. Nel primo giorno del suo mandato, ha lanciato segnali positivi: addio malinconia, ci vuole entusiasmo per rifare un grande Napoli.

Afragola, iniziativa pro-Napoli

Una cordata di piccoli imprenditori per salvare il Napoli dal fallimento: a proporla è un industriale del settore vinicolo di Afragola, Antonio Caputo. «Il Napoli può essere, per numero di tifosi e per la passione che li caratterizza, ancora un buon affare - afferma Caputo - anche per chi oggi può investire un piccolo capitale».

DE CANIO PENSA SEMPRE ALL'AGGANCIO ALLA ZONA A

«Sarà assurdo, ma non ci arrendiamo»

Definisce "surreale" la situazione del Napoli: mai avrebbe immaginato, il povero Gigi De Canio (nella foto in basso), di doversi confrontare con tanti problemi, anche extracalcistici. Oggi che la promozione sembra solo un sogno, viene da chiedersi il perché del fallimento, o quasi, dell'obiettivo. Di chi le principali colpe? «È presto per fare bilanci. Un fatto è certo: dall'inizio non ho dovuto confrontarmi soltanto con il valore degli avversari». Quale futuro per il Napoli, avendo tanti problemi? «È una situazione surreale. Stiamo peggio dell'estate scorsa, quando parlavo con Corbelli e con Ferlaino. Adesso dovrò confrontarmi con l'amministratore giudiziario. Io, comunque, penso a gestire il difficile presente». Ed il futuro di De Canio? «Io sto vivendo in modo totale questo momento. Non riesco ad immaginare il mio futuro senza aver prima parlato con chi dovrà decidere il futuro della società». Ha sempre chiesto chiarezza di programmi. Ora, purtroppo, non ci sono programmi. «Non tutti l'hanno capito, purtroppo. Noto soltanto sterili polemiche per l'utilizzazione di questo o di quel calciatore, come se un'utilizzazione al posto di un'altra riuscisse a risolvere tanti mali. Non si capisce che, spesso, ho dovuto adattare un calciatore in un ruolo, facendo torto alle sue caratteristiche, perché quel ruolo non era coperto. È risultato quanto mai ostico parlare di programmi in estate, è quasi impossibile parlarne ora». I fischi dei tifosi domenica scorsa come vanno interpretati? «I fischi sono partiti anche dai tifosi che ci hanno incontrato in settimana. Erano delusi per la mancata vittoria. Una vittoria che ci poteva stare e che ci avrebbe tenuti ancora in gioco, che ci avrebbe messo in una situazione di classifica migliore. Il rammarico è grande per aver pareggiato con Ternana e con Cittadella». È tutto finito? Anche la speranza è morta? «No, è soltanto più flebile. Io continuo a crederci proprio come, giustamente, fa la Salernitana. Il Como dovrà giocare due gare fuori casa, Messina e Vicenza. Se dovesse perderle e noi dovessimo vincere i nostri due incontri, ci ritroveremmo a quattro punti dal Como, che all'ultima dovrà venire al San Paolo. È difficile, sembrerà assurdo, ma io non mi arrendo. E con me la squadra».