Economia e TurismoIl Napoli risorge grazie ai presunti gregari

Il Napoli risorge grazie ai presunti gregari

Inserito da Il Mattino (admin), lunedì 8 ottobre 2001 00:00:00

Quello che non t'aspetti. Due gol e tre punti non erano proprio nelle previsioni azzurre. E invece, dopo essere andato addirittura «sotto», dopo aver fatto temere un'altra domenica di sventurato calcio, il Napoli ha ritrovato le «distanze» e le giocate giuste. Giuste per un avvio di ripresa deciso e vincente. Un uno-due che ha steso la Ternana, poi controllata sempre con agilità (nella foto in alto il brasiliano Montezine, autore del gol vincente). Certo, si potrebbe anche dire che in quel secondo tempo la Ternana s'è arresa al suo momento nero; si potrebbe dire che, spentosi Miccoli, s'è spenta tutta la Ternana, ma la cosa sarebbe ingenerosa per De Canio, arrivato a Terni con un'altra squadra. Sì, proprio un'altra squadra. Negli uomini e nel «disegno». A Terni, infatti, ha vinto il Napoli-2. Se si vuole - e senza offesa - quello delle «seconde linee». Quello dei «vecchi» e dei ragazzi. Quello senza «nazionali» e senza musi lunghi. Ha vinto ed ha segnato con due giovanotti alle prime armi. Ha vinto ed ha segnato anche perché messa in campo con atteggiamento tattico diverso. Più coperto il Napoli, con quella difesa a quattro, ed anche più «corto», più compatto. Più squadra, insomma. Il resto, ma poco, magari l'ha fatto anche quella buona sorte che in altre occasioni s'era messa al servizio di chi gli stava contro. Bene, la somma di tutto ciò ha «fatto» il Napoli e ha fatto la differenza. E ha fatto anche una classifica che, vista così, non può piacere ancora, ma che pensando alla partita col Vicenza da recuperare potrebbe diventare un po' più interessante. Ed intrigante. Intanto, di intrigante c'è questo Napoli che ora metterà in difficoltà l'allenatore. Se al di là dei tre benedetti punti c'è anche una morale, infatti, la morale è che d'ora in poi non conterà chiamarsi Husain o Sesa o Jankulovski per avere il posto assicurato in questa squadra. E non perché chi ha sostituito a Terni questi assenti si sia scoperto improvvisamente fenomeno o campione, bensì perché, a differenza di altri Napoli, quello di ieri ha accettato di stare dalla parte della squadra, della città e forse anche del tecnico. Perché? Perché ha giocato come De Canio (nella foto al centro) ha chiesto che giocasse. E anche perché l'allenatore ha rivisto quell'idea iniziale di giocare con una difesa a tre che il Napoli d'oggi non può permettersi assolutamente. Svolta, dunque, a Terni? No, «svolta» è parola ancora troppa impegnativa. Di sicuro, però, una domenica importante. Avesse perso un'altra volta, infatti, ora si starebbe sicuramente discutendo della instabilità della panchina di De Canio e di tant'altro ancora. Questo successo, invece, restituisce punti e serenità. Soprattutto in attesa di quell'Ognjenovic che dovrebbe dare più forza ad un attacco che non c'è.

De Canio: «Sconfitte anche le voci maligne»

Il Napoli non aveva mai vinto a Terni: vi è riuscito quando nessuno avrebbe scommesso una lira sul suo successo. L'inizio della gara aveva anche dato ragione agli scettici. Poi, nel secondo tempo, la squadra di De Canio è apparsa più motivata, soprattutto più determinata. Ha vinto, ha rinforzato la classifica, ha consolidato il suo morale, ha, soprattutto, cancellato voci maligne e di corridoio. Un'alternanza in panchina (da De Canio a Ventura) e gli spifferi dei soliti bene informati, che facevano sapere che la squadra è contro l'allenatore. Impossibile ed impensabile a giudicare da quanto si vede durante gli allenamenti, da quanto si è visto a Terni: a fine gara, tutti gli azzurri hanno abbracciato l'allenatore. Ed allora? C'è chi ha voluto far sapere che i giocatori non starebbero apprezzando, da tempo, certe riflessioni ad alta voce di De Canio sulla valenza del Napoli: «Squadra monca, poco omogenea: non è da promozione». I giocatori, a sentire certe voci, sarebbero demotivati, sfiduciati. Fandonie? Nessuno può dirlo. Sta di fatto che chi è demotivato (se è demotivato), deve ricordarsi innanzitutto di onorare lo stipendio (oggi il pagamento?); due, anche se l'allenatore chiede rinforzi, ognuno si batta per fargli cambiare idea. Le voci, gli spifferi devono essere giunti all'orecchio di De Canio. Tanto da attenuare la gioia del successo. Il tecnico chiama nello spogliatoio Corbelli (ma il presidente è già andato via), poi discute con Pavarese, Taveggia e con Magoni. Quindi, va sotto la doccia. Elimina il sudore e tenta di smaltire il giustificato nervosismo, derivante da un vociare che non fa bene ad una squadra che ha già tanti problemi. Avrà un seguito questo chiacchiericcio? Magoni (nella foto in basso), intervistato quando esce dallo spogliatoio, dice: «Con il tecnico abbiamo parlato a lungo di questioni tecniche e tattiche della partita». Strano, perché, generalmente, di questioni tecniche e tattiche si discute alla ripresa degli allenamenti, ma nessuno mette in dubbio il pensiero di Oscar, certamente il migliore del Napoli per serietà, per rendimento: «Sono felice per la vittoria, sono stanco di colpire pali. È il quinto in questa stagione. Scherzi a parte, sono contento per la prestazione della squadra che è riuscita a ribaltare il risultato. Io il migliore? Cerco di aiutare i più giovani...». De Canio guarda la classifica prima di parlare: «Una vittoria importante, che ci permette di fare un passettino in avanti». I problemi restano? «La vittoria fa morale, ma non cambia di una virgola i nostri problemi. Sapete come la penso. Un successo può soltanto aiutarci un pochino, ma non cancella i problemi, al limite li «nasconde» per un po'. Agli occhi degli altri, però, non ai miei». Il successo può far riavvicinare i tifosi. «Non lo so. Devono decidere loro». I calciatori sono venuti ad abbracciarla... «... un gesto spontaneo. Di certo, la squadra non ha giocato per me. Non l'ho chiesto, non l'avrei mai chiesto. Il rapporto con i ragazzi è ottimo». Bocchetti e Montezine decisivi. «Sono ragazzi che stanno crescendo. Mi spiace aver sprecato punti importanti. Due pareggi, possibili, con Ancona e Empoli ed oggi parleremmo in modo diverso».

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