CronacaCofima, Farano torna alla carica: «Pagati in più oltre 2 milioni e 600mila euro»

Cofima, Farano torna alla carica: «Pagati in più oltre 2 milioni e 600mila euro»

Inserito da (admin), mercoledì 5 dicembre 2012 00:00:00

30 anni fa, in un’asta fallimentare, la ex-ceramica Cava, nei pressi del casello autostradale, fu acquistata da alcuni imprenditori, che la divisero in 2 parti: ne vendettero quella retrostante alla società Cofima, che a sua volta qualche anno dopo fallì. L’11 novembre 2010 l’Amministrazione Galdi decideva di partecipare all’asta fallimentare per acquistare i capannoni della ex Cofima. Il giorno dopo “Davide (contro Golia)” intervenne per denunciare l’errore della decisione: il Comune stava investendo una somma esorbitante rispetto al valore del bene che si acquistava. E suscitò forti polemiche in città, con esposti e denunzie. L’autorità giudiziaria è intervenuta.

E siamo ai nostri giorni. Appena si diffonde la notizia dell’arrivo degli avvisi di garanzia per il caso Cofima, il Sindaco in Consiglio comunale fa una dettagliata difesa del suo operato: un monologo di un’ora. Poche ore dopo “Davide (contro Golia)” fa la sua ricostruzione dei fatti e pone delle domande a Galdi. Con una lettera, ora resa pubblica. Eccola:

Lettera aperta al Sindaco di Cava de’ Tirreni

«Sig. Sindaco,
- in Consiglio comunale, ci ha informati che il dirigente ha scoperto che, nei pressi del casello autostradale, è stata fatta una lottizzazione abusiva (reato penale).
- Lei ha anche dedotto che l’atto d’acquisto della ex-Cofima era viziato in origine e che il Comune, per questi motivi, avrebbe richiesto l’annullamento dell’acquisto e la restituzione delle somme versate al Tribunale.

Lei ci ha fatto sapere che:
- intanto, il Comune dovrà comunque pagare le rate di mutuo;
- il condono sulle opere abusive riscontrate sui capannoni acquistati dal Comune non è stato richiesto e non è più richiedibile, perché sono trascorsi i 120 giorni, decorrenti dall’acquisto, che accordava la legge, ma che comunque non ha dato direttive ai dirigenti di accedere al condono. Lei ha osservato, al riguardo, che tutto sommato è stato meglio così, perché era dannoso per il Comune pagare allo Stato 105.000 euro di oblazione se si doveva poi abbattere tutto per fare l’ospedale.

Mi permetto di sottoporLe le seguenti osservazioni, già anticipate a Lei con altra mail ed in gran parte oggetto di precedenti miei interventi, risalenti addirittura al novembre 2010, epoca nella quale la Sua amministrazione ha assunto le decisioni sull’acquisto dell’ex-Cofima:
1) i frazionamenti abusivi di fabbricati, la cosiddetta “lottizzazione abusiva”, non riguardano e non hanno interessato la parte dell’originario opificio della Ceramica Cava, acquistata dal Comune, bensì la parte prospiciente l’ingresso dell’autostrada, dove attualmente vi sono i supermercati, la banca, il bar, etc.;
2) gli abusi edilizi riscontrati e riscontrabili nella parte acquistata dal Comune, retrostante e confinante con la parte prospiciente il casello autostradale, erano tutti ben descritti nella perizia del tecnico del Tribunale e fatti propri dal dirigente comunale nella relazione in data 8-11-2010, mentre, nell’avviso dell’asta, era evidenziata la “ulteriore difformità urbanistica rilevata dal mancato frazionamento urbanistico dell’immobile originario, dal quale proviene” l’ex-Cofima.

In merito alla Sua tesi che non fosse conveniente per il Comune accedere al condono, in quanto, dovendosi abbattere tutto, in sostanza si stava acquistando il suolo, Le faccio notare che:
3) poiché l’intera area ex-Cofima acquistata dal Comune, coperta e scoperta, è pari a mq 17.553 ed è stata pagata € 3.440.000 oltre tasse e spese, l’incidenza del suolo acquistato è pari ad € 195,97 al mq, oltre beninteso tasse e spese accessorie;
4) l’area sorge in zona ASI Salerno, sul cui sito sono pubblicate le quotazioni dei suoli (oggi identiche a quelle pubblicate nel novembre 2010) e dove, per l’area che ci interessa, è indicato un prezzo/costo di € 45 al mq. Dal che deriverebbe, stante le sue convinzioni di aver acquistato suolo e non capannoni industriali, ed a non voler considerare gli oneri di demolizione di questi ultimi, che il Comune ha pagato € 150,97 al mq in più di quanto il Consorzio ASI valutava e valuta quegli immobili: una differenza complessiva di € 2.649.976, oltre tasse e spese.

In ordine, infine, alle relazioni ed ai pareri dei Suoi dirigenti, La invito a riflettere su questa mia personale lettura:
5) richiesto di esprimersi sull’operazione di acquisto della ex-Cofima, il dirigente comunale riportava pari pari quello che aveva scritto il perito del Tribunale: “l’ing. P. evidenzia che la legge prevede che nell’ipotesi in cui l’immobile rientri nelle previsioni di sanabilità della legge la domanda di sanatoria può essere presentata entro 120 giorni dal trasferimento”.

Questa è in sintesi la relazione che avrebbe dovuto tranquillizzare Lei, Sindaco, la Sua Giunta ed il Consiglio comunale e di cui si riporta solo l’esistenza nella relazione istruttoria approvata con delibera 87 dell’11 novembre 2010, che dava mandato al Sindaco di partecipare all’asta. Ma qualcuno l’ha mai letta? Il condono chi lo rilascia? Il perito del Tribunale o il dirigente? E se si scoprirà che le opere non sarebbero state comunque sanabili, semmai proprio perché vi era in atto una lottizzazione abusiva, cosa succederà? Il dirigente, da parte sua, potrà sostenere: “non ho scritto che era sanabile, ma che si poteva presentare la domanda o meglio il perito del Tribunale ha scritto che si poteva presentare la domanda di sanatoria nell’ipotesi in cui l’immobile rientri nelle previsioni di sanabilità della legge. Che colpa ne ho io se non rientra nelle previsioni di legge?”.

I consiglieri comunali potrebbero sostenere che la relazione non era agli atti del Consiglio, etc etc. E lei, sig. Sindaco, cosa potrà dire?»

Mario Farano, portavoce di “Davide (contro Golia)”

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