CronacaAlienazione beni comunali, monta la polemica

Alienazione beni comunali, monta la polemica

Inserito da L’addetto stampa di “Città Democratica” - Antonio Armenante (admin), lunedì 4 ottobre 2010 00:00:00

Dove Gravagnuolo “svendeva” la Giunta Galdi “valorizzerà”. Il neo assessore al Patrimonio e vicesindaco, Luigi Napoli, ha presentato nell’ultimo Consiglio comunale una relazione illustrativa a corredo del nuovo regolamento dedicato all’alienazione del patrimonio immobiliare pubblico della Città, che tiene conto del quadro normativo in cui si inserisce la materia, quadro mutato per agevolare la vendita dei beni comunali con procedure più snelle, anche se garantendo sempre criteri di trasparenza.

La filosofia che sottende al lavoro prodotto dall’assessore al Patrimonio, Luigi Napoli, e che ha portato alla stesura di un apposito regolamento, è ben diversa da quella che nella passata Amministrazione aveva portato alla nascita di una società di cartolarizzazione. Rispetto all’era Gravagnuolo l’Amministrazione Galdi ha altre priorità.

«E’ un cambio di rotta radicale - ha sottolineato il vicesindaco Luigi Napoli - Di fronte alle nuove direttive della legislazione nazionale in materia, non ultimo il federalismo demaniale, la nostra Amministrazione comunale doveva attrezzarsi di un apposito regolamento. Lavorando con grande impegno e con il coinvolgimento della macchina comunale, il regolamento è tempestivamente approdato nell’assise cittadina per la sua approvazione. Sono molto soddisfatto di questo. E, soprattutto, di aver dimostrato che si possono vendere proprietà comunali, ma senza svendere il patrimonio immobiliare della città.

In parole povere, su indicazione del nostro sindaco Marco Galdi, abbiamo puntato alla valorizzazione dei “gioielli di famiglia” come i numerosi negozi ed appartamenti presenti nel centro storico o in zone residenziali di pregio, dando, invece, il via libera alla dismissione di proprietà ormai senza “futuro” o di interesse sociale come alcuni mini appartamenti destinati alle giovani coppie ed agli anziani. Contribuiremo così a realizzare il piccolo sogno di questi nostri concittadini, cioè una casa di proprietà, a prezzo sociale. Senza sottovalutare un altro aspetto altrettanto importante: lo sgravio per l’Amministrazione comunale dagli alti costi di manutenzione di questi immobili a fronte di un fitto irrisorio».

I prossimi passi dell’assessorato al Patrimonio saranno la realizzazione di una riforma del settore Patrimonio, con la futura approvazione di un regolamento della concessione in uso, “oneroso e non”, degli immobili comunali.

L’Addetto Stampa Antonio Di Martino

La replica di Città Democratica

Nel corso dell’ultimo Consiglio Comunale si è discusso anche del Patrimonio immobiliare pubblico ed il vicesindaco, Luigi Napoli, ha illustrato il nuovo regolamento studiato ad hoc. Di fronte, però, alle rilevazioni di irregolarità mosse dal consigliere Gravagnuolo, il vicesindaco ha passato la palla alla Segreteria Generale.

A conferma del disagio sollevato da Gravagnuolo, c’è stato un momento di difficoltà durante l’assise cittadina, con un netto contrasto tra la Segreteria comunale e le parole di Napoli. L’Amministrazione Comunale ha diramato, inoltre, un comunicato impostato come se fosse ancora in campagna elettorale e non certamente responsabile dell’amministrazione cittadina.

Città Democratica
coglie l’occasione per ribadire le osservazioni sollevate durante la seduta del Parlamentino cavese da Luigi Gravagnuolo ed evidenzia che “il cambio di rotta” è di fatto inesistente, poiché non risponde ad alcuna programmazione, ma è solo frutto del pressappochismo e dell’improvvisazione di cui sta dando prova l’Amministrazione.

Si risparmia altresì di sottolineare che la manovra del regolamento è in totale contraddizione con quanto l’attuale compagine amministrativa di maggioranza andava affermando durante la campagna elettorale, “conserveremo ai vostri nipoti tutto il patrimonio comunale”, disattendendo completamente l’art. 58 della legge 133 del 21 aprile 2010.

Costretti ad un grossolano dietrofront, hanno riconosciuto, a denti stretti, l’inderogabilità dell’alienazione del patrimonio comunale, senza però una strategia precisa. Il vicesindaco ha definito questo “regolamento” un intervento prudenziale nell’eventualità di una vendita, che per loro sarebbe rimasta un’ipotesi remota. La Segreteria Generale ha rilevato che, data la necessità impellente di vendere alcuni immobili, si era obbligati ad un’approvazione nonostante le lacune.

Di seguito le ragioni per cui il regolamento presentato con tanta enfasi è carente:

1.
Lo spirito del loro regolamento spinge verso la trattativa privata, mentre la società patrimoniale proposta dall’amministrazione uscente restava vincolata alle logiche delle aste pubbliche.

2. A conferma della precedente affermazione, l’art. 13 del Regolamento prevede 30 giorni come lasso di tempo in cui i cittadini possono rispondere all’invito e presentare offerte. Sono decisamente pochi, nonostante la legge li riduca addirittura a 15. In genere se ne sono accordati sempre 60. Questa scelta lascia immaginare una sequela di telefonate all’insegna di “chi prima arriva, meglio alloggia”.

3. Non riconosce ai conduttori degli immobili comunali il diritto di opzione previsto dall’art. 3, comma 3, della Legge 410/01.

4. Non fa alcuna differenza tra alienazione dell’edilizia E.R.P. (Edilizia residenziale Pubblica) disciplinata dalla Legge 560/93 ed alienazione del patrimonio disponibile.

5. La legge 133/10, alla quale loro si appellano, prevede l’obbligo dei Comuni di predisporre il piano delle alienazioni e delle valorizzazioni immobiliari (fatto dalla precedente amministrazione), mentre nel regolamento si parla solo di alienazione e non di valorizzazione. Evidente in questo caso la “svendita” di cui accusano invece l’amministrazione Gravagnuolo.

6. Il regolamento prevede inoltre che la stima del valore degli immobili sia affidata a professionisti esterni, ma la Legge 410/01, art. 3, comma 9, prevede che sia affidata all’Agenzia del Territorio, o agli Uffici Tecnici Comunali, o a Società specializzate esterne, ma accreditate.

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