PoliticaCava de' Tirreni, Avagliano: «Frasi di Petrone inaccettabili, le donne che scelgono di abortire non sono assassine»

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Cava de' Tirreni, Avagliano: «Frasi di Petrone inaccettabili, le donne che scelgono di abortire non sono assassine»

«Il mio dissenso si allarga a chi condivide il contenuto dell'intervista dove si paragona l'aborto all'olocausto. Queste parole sono inaccettabili, la criminalizzazione delle donne che scelgono di abortire è una mistificazione bieca e meschina»

Inserito da (redazioneip), martedì 8 giugno 2021 11:46:49

«Esprimo il mio dissenso verso il contenuto di un' intervista rilasciata dal consigliere comunale Luigi Petrone, già candidato sindaco. Il mio dissenso si allarga a chi condivide il contenuto dell'intervista dove si paragona l'aborto all'olocausto. Queste parole sono inaccettabili, la criminalizzazione delle donne che scelgono di abortire è una mistificazione bieca e meschina. Le donne che scelgono di abortire non sono assassine, ne poco di buono». Sono le parole, affidate ai social, della consigliera e presidente della commissione comunale Pari Opportunità Filomena Avagliano.

Avagliano fa riferimento all'intervista rilasciata dall'ex frate alla trasmissione "Sarà" dell'emittente televisiva RTC Quarta Rete (clicca all'articolo in basso per approfondire).

«Basta continuare a paragonare le donne a delle naziste che non meritano di essere assolte è inaccettabile e lesivo della loro dignità. - continua Avagliano - Questo è un atteggiamento criminale. Basta. Ricordo se mai ce ne fosse ancora bisogno che la 194 è legge dello stato. Prima che questa legge fosse promulgata vi sono stati decine e decine di aborti clandestini, che hanno macellato e lucrato sul corpo delle donne. Ferma condanna per chi dice di aver assolto venditori di morte ma di essersi rifiutato di assolvere chi abortiva. Basta. Il Consiglio d'Europa si è finora pronunciato due volte contro l'Italia per violazione dei diritti delle donne. In particolare l'11 aprile del 2016 ha accolto il reclamo n. 91/2013 presentato dalla CGIL, riconoscendo che l'Italia viola i diritti delle donne che intendono interrompere la gravidanza e discrimina i medici e il personale sanitario non obiettore. Basta».

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