Economia e TurismoLa Cavese nelle mani di Chiacchio

La Cavese nelle mani di Chiacchio

Inserito da (admin), martedì 26 ottobre 2010 00:00:00

E’ l’avvocato delle cause impossibili, è l’avvocato delle mille vittorie in sede di giustizia sportiva. La Cavese punta su di lui per evitare che l’orizzonte di speranze - appena apertosi - diventi una fessurina: Eduardo Chiacchio si prepara alla causa più difficile.

La situazione della Cavese è disperata? «E’ un deferimento per tabulas. L’importante è che la Cavese si sia iscritta al campionato a luglio: allora sì che la situazione era disperata».

Il deferimento, ed i punti contestati, erano attesi. «Al momento dell’iscrizione, al 30 giugno, la Cavese aveva presentato solo il foglio del censimento accompagnato dalla tassa d’iscrizione. Nessun adempimento prescritto era stato effettuato».

Espletati dal 30 giugno al 10 luglio: una corsa forsennata. «Un miracolo, a cui hanno contribuito tutti: i tifosi con una sottoscrizione senza precedenti, i dirigenti, gli amministratori ed il pool di professionisti incaricato di arrivare alla soluzione di una situazione che appariva drammatica. Non dimentichiamolo mai: la fine della Cavese sembrava segnata».

Tanti gli inadempimenti per i quali la Cavese è stata deferita. Quanti punti di penalizzazione rischia? «La norma è categorica: per ogni inadempimento è previsto un punto di penalizzazione. Gli inadempimenti contestati sono: fideiussione bancaria, Irpef, Enpals, Ires, Irap, Iva, ripianamento carenza patrimoniale, superamento della situazione prevista dall’articolo 2482. Se i punti sono 8, vuol dire che il procuratore federale chiederà 8 punti di penalizzazione. Nessun altro club ha tanti addebiti come la Cavese».

La Cavese non potrà contestare nulla? «Nulla: sono tutte contestate per tabulas. Lo sapevano anche le pietre che nessun adempimento era stato effettuato al 30 giugno e che ad ottobre ci saremmo ritrovati davanti a queste richieste».

E’ l’avvocato delle cause impossibili: non ha qualche asso da calare? «Si tratta di affidarsi a qualche teorema difensivo ed a precedenti giurisprudenziali: vedremo se sarà possibile arrivare ad una riduzione della pena. Qualcosa faremo, certo che qualcosa caleremo sul tavolo».

E’ ottimista, in questo senso? «Possibilista, e questo significa già essere ottimisti, visto il carico che pende sulle spalle della Cavese. Ma non voglio creare illusioni, non voglio alimentare sogni».

Domani sarà un giorno di battaglia? «Sarà la battaglia: la riduzione dobbiamo conquistarcela alla Disciplinare, il ricorso in appello, pur possibile, non credo infatti porterebbe a qualcosa di concreto».

Tra i punti contestati non ci sono le liberatorie, che pure comparivano al momento dell’esclusione temporanea a luglio. «Quello delle liberatorie è l’unico punto che io e Brunetti abbiamo curato direttamente. Vuol dire che le dichiarazioni liberatorie dei calciatori, per le quali tante inutile filosofie negative furono fatte anche dagli stessi ambienti dirigenziali, furono correttamente formate».

Come? «Grazie all’esperienza formatasi in tanti anni di lavoro. Ha consentito l’iscrizione senza il deposito di nessuna dichiarazione liberatoria sottoscritta dai calciatori: semplicemente spedendo gli assegni circolari».

Giorni roventi, a luglio; giorni roventi, adesso. «Fui io il 10 luglio a presentare i documenti in Covisoc. Dopo quel giorno, e prima del 16, i controlli federali furono rigidissimi: si voleva e si doveva verificare che tutti i documenti fossero originali e conformi. Come effettivamente è stato fatto ed accertato. Certo, anche in Figc c’è chi si sorprese del fatto che in pochi giorni s’era riuscito a far tutto, ed in regola».

Crede che a Cava qualcuno sperasse e speri in una punizione più blanda? «Chiunque si è tesserato con la Cavese ben sapeva della penalizzazione senza precedenti che sarebbe arrivata. Al 30 giugno c’era solo il foglio del censimento, e nulla più. Lo sapevano, e dovrebbero ricordarlo, tutti: dirigenti, tifosi, amministratori».

Il comportamento della società, ad oggi? «Fino al giorno prima che Spatola prendesse le redini del comando, comportamenti scellerati: non erano state risolte problematiche che riguardavano ex tesserati, problematiche che costituiscono ancora oggi il vero fardello della Cavese».

E per gli adempimenti della stagione in corso? «La Cavese li sta onorando, tutti: nei tempi e nei modi».

Una forte penalizzazione: a conti fatti, è stato un bene salvarsi? «Sicuramente. Sì, perché in ogni caso si è salvata la Seconda Divisione. Altrimenti si sarebbe dovuti ripartire dalla Terza Categoria».

Michele Spiezia

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